Berlino - Sembra di rivivere la stessa storia di 21 anni prima: la strafavorita e la vittima sacrificale. Sempre il Barcellona a recitare la parte, comodissima, dell'armata invincibile. Allora, nel maggio del '94, con Silvio Berlusconi per la prima volta premier pronto a incassare la fiducia del Senato, il Barça di Johan Cruyff era considerato il dream team dell'Europa calcistica e il Milan di Fabio Capello il rivale destinato a finire spianato dal rullo compressore di Romario e Bebeto, di Guardiola e Koeman. Inquietante persino l'analogia tra l'ultimo ferito alla corte di Max Allegri, Chiellini, uscito di scena all'improvviso per un insulto al polpaccio, e la coppia dei vigilantes rossoneri, Baresi e Costacurta, costretti a saltare la finale di Atene per squalifica. Il Barcellona di allora si lasciò addirittura fotografare con la coppa dalle grandi orecchie prima di volare verso la Grecia, questa volta soltanto Neymar ha violato il codice scaramantico pubblicando sul profilo Instagram la sagoma della Champions con la scritta «prossima settimana». Come per dire: la stiamo portando a casa. Cruyff, magro come un chiodo, graffiò il calcio italiano incarnato dal Milan di quei tempi con una intervista da spaccone, predisse il 3 a 0, e tutto il popolo azulgrana gli andò dietro, come per seguire il pifferaio magico. Invece di asfaltare il Milan si ritrovarono annientati nel giro di un tempo, infilati in contropiede e grazie a un paio di mosse astute del condottiero di Pieris. Massaro, Savicevic e Desailly piantarono 4 petardi dentro la porta di Zubizarreta e fu il trionfo e la partita del secolo eletta dal popolo rossonero.
Ieri come oggi, sono i numeri a decretare la strapotere dei catalani che forse non hanno mai avuto una fabbrica del gol come quella allestita da Messi, Suarez e Neymar. L'acronimo sembra quella di una nave da crociera, MSN, eppure la premiata ditta è riuscita a produrre cifre da capogiro. Vengono i brividi a scandirli tutti: 173 gol seminati in 59 partite (contro i 37 subiti: insomma questa difesa non sembra affatto ballerina!); 120 i sigilli dei "tre amigos", Messi e soci divisi secondo censo (58 la pulce, 38 il brasiliano, 24 l'uruguagio dal morso facile), 25 dei 28 centri in Champions portano la loro firma.
La MSN ha un paio di segreti semplici che si possono rintracciare nel privato dei tre, diventati amici, oltre che sodali negli ultimi mesi, sul lavoro. L'argentino e Suarez portano i figli nello stesso asilo, si ritrovano al mattino con gli occhi gonfi e qualche moccolo in castillano, Neymar li segue come uno scudiero quando c'è da passare qualche serata al porto olimpico. Nell'autunno scorso, i ruoli sul campo furono scolpiti come alla lavagna: Leo centravanti, Suarez, a destra, Neymar a sinistra e il disguido tattico balzò subito agli occhi. Col tempo han convinto Luis Enrique a ridisegnare il triangolo delle Bermuda: Messi alla destra (attento Evra, urge raddoppio di Marchisio da quella parte), Suarez a mordere il centro, Neymar a incantare sul fianco mancino. E la musica del Barcellona è cambiata dopo un gennaio nero durante il quale Luis Enrique entrò in rotta di collisione con la pulce e il brasiliano tornati conciati dalle vacanze natalizie (estro…messi col Saragozza con la conseguenza di rimediare una sconfitta umiliante). Messi si ribellò al sergente di ferro, i tre, cementati dal rancore verso la panchina, fecero ditta e il Barça riprese a volare.
A Barcellona il tifo catalano è già in ebollizione per salutare la quinta (sarebbe la quarta Champions in nove anni, un ciclo inimitabile probabilmente) e riprendere l'inseguimento al Real (ne ha 10) e al Milan (secondo nella classifica dei 60 anni di coppa Campioni con 7 trionfi).
Solo Karembeu, famoso per la stupenda moglie e la milizia sampdoriana, nel portare la coppa a Berlino ieri mattina si è improvvisato mago. «Vincerà la Juve, è scritto nel destino, come il mio Real nel '98» la profezia. Chissà se a Vinovo han toccato ferro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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