Barça, Camp Nou indipendentista col Real

Il giorno dopo il Clasico la Spagna si interroga sulle istanze catalane

Barça, Camp Nou indipendentista col Real

Il Clasico di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo «di un altro pianeta», ma anche della mai sopita voglia d’indipendenza della Catalogna. Il giorno dopo il derby la Spagna si concentra sulla spettacolare sfida del calcio iberico tra Barcellona e Real Madrid, mettendo l’accento sulla prestazione stellare dei due grandi protagonisti del match, ma senza tralasciare - come fa «El Mundo» - il significato politico della partita del Camp Nou diventata megafono con striscioni e vessilli della spinta indipendentista catalana.

«Il Barca trasforma il suo stadio in un poster indipendentista» scrive il quotidiano di centro-destra El Mundo, pubblicando la foto dei supporter che formano la «Senyera», le bandiera catalana a strisce rosse e gialle. Un accenno alla questione politica anche su El Pais, che parla del Clasico «caratterizzato da una manifestazione di protesta» per la Catalogna dove oltre un centinaio di migliaia di persone hanno partecipato l’11 settembre ad una grande marcia indipendentista a Barcellona.

I tifosi ieri hanno esposto prima del fischio d’inizio un grande striscione con i colori della bandiera catalana. Gli altri quotidiani si scatenano invece sullo show del pallone, con Messi e Ronaldo in primo piano. «Una partita memorabile» spara in prima pagina «As» sottolineando che il Real e il Barca hanno dato tutto in una sera.
Ma sono state tantissime le polemiche che si sono scatenale per la bandiera catalana. «Danneggia il marchio Spagna» e dà «una cattiva immagine del Paese» la gigantesca seynera, la bandiera catalana dispiegata ieri sugli spalti del Camp Nou, accompagnato dal grido «indipendenza!» intonato dall’intero stadio, dice il ministro spagnolo degli esteri, Josè Manel Garcia Margallo, che lo ha detto inaugurando a Madrid un seminario sul «marchio Paese».

Secondo Margallo si è data «un’immagine di divisione interna in un momento di grande agitazione, proiettando di fronte a milioni di spettatori in tutto il mondo un’immagine di disunione invece che di sforzo condiviso».

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