Bartoli, una francese regina d'Inghilterra

Sconfitta la tedesca Lisicki a Wimbledon

Bartoli, una francese regina d'Inghilterra

Londra Una bruttina stagionata incoronata regina. Nel tempio più esclusivo, una campionessa per sbaglio. Sovrappeso e sgraziata. Piena di tic ossessivo-compulsivi, di piccole manie. Una anti-diva. Che saltella, tra un punto e l'altro, neanche fosse un pugile. E che ripete all'infinito i suoi colpi - a gioco fermo - come se dovesse passarseli a memoria. Bi-bimane, dritto e rovescio sempre a due mani. Come in un video-game. Un tennis modellato sulle vittorie di Monica Seles, e insegnatole dal padre Walter, un ex medico riciclatosi coach. Il primo che ieri Marion Bartoli ha voluto abbracciare dopo l'ace che le ha consegnato la finale n.120 dei Championships.
Un epilogo in tono minore di un torneo che verrà ricordato più per la prematura ecatombe di teste di serie che non per il livello di gioco. Spettatrice non pagante del trionfo della francese, Sabine Lisicki: schiacciata dalla pressione, la tedesca si è arresa fin dal palleggio di riscaldamento. Lasciando che Marion dimenticasse la delusione di sei anni fa, quando era stata spazzata via da Venus Williams nella sua prima finale di Wimbledon. Ieri il riscatto che vale il sogno di una vita. Vissuta da intrusa, outsider, diversa. Una differenza che Marion ha però tradotto in orgoglio. E in coraggio. Quello che le è servito per rompere lo scorso febbraio il legame simbiotico col padre-padrone. Che fin lì l'aveva comandata senza possibilità di replica. Ieri all'All England Club Walter e Marion si sono stretti forte, sotto gli occhi di milioni di persone. Merito del Venus Rosewater Dish, il tradizionale trofeo consegnato alla vincitrice. «L'ho guardato per tutta la finale, mi incitava, faceva il tifo per me. E' stato una spinta incredibile». Oggi la francese è seguita da Amelie Mauresmo, guarda caso l'ultima francese a trionfare sui prati di Church Road sette anni fa.
Sono invece 77 gli anni trascorsi dall'ultima vittoria di un giocatore di casa. Era il 1936 quando Fred Perry vinceva per la terza, e ultima volta, i Championships. Da allora solo illusioni e delusioni, come quella (cocente) vissuta 12 mesi fa da Andy Murray.

Lo scozzese, che nel frattempo ha vinto un oro olimpico proprio qui e il suo primo Slam (New York), ci riprova oggi pomeriggio (ore 15, Sky Sport) contro il numero uno al mondo, Novak Djokovic. Ma la domenica conclusiva potrebbe regalare un piccolo alloro anche all'Italia, nella finale juniores c'è Gianluigi Quinzi contro il sudcoreano Hyeon Chung.

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