Basso ripete: «Pagai Fuentes volevo il Tour»

Mentre la procura antidoping del Coni ha aperto un fascicolo su Mario Cipollini dopo le rivelazioni di stampa sul presunto coinvolgimento del ciclista toscano nell'inchiesta «Operacion Puerto», Ivan Basso ha ammesso di aver pagato Eufemiano Fuentes, il famigerato «dottor doping», perchè sognava di trionfare al Tour de France. «Ho sempre vinto, prima e dopo l'operazione Puerto. Il mio sogno da quando avevo sei anni, era essere il miglior corridore del mondo - ha detto il corridore italiano -. E dopo il Giro, volevo anche il Tour. Pensavo di congelare il sangue in inverno per utilizzarlo prima della competizione, nella primavera del 2006. Ma il sogno non è arrivato a concretizzarsi». Un'ammissione a metà quella di Basso, approdato in videoconferenza (dal ritiro di Tenerife, dove si trova con la Cannondale) al processo contro Fuentes in corso al tribunale penale di Madrid.
Basso - nome in codice «Birillo», come il suo cane, o numero 2 - ha ribadito le dichiarazioni fatte nel 2007 davanti al Coni, che gli sono costate due anni di squalifica, oltre a una condanna penale (nel 2008 patteggiò una pena di sei mesi, convertita in pena pecuniaria di 10.800 euro, per uso di sostanze dopanti). «Ho conosciuto Fuentes nel 2001-2002, durante un soggiorno per allenamento alle Canarie, ma come paziente l'ho contattato nell'inverno 2005, quando ero nel team CSC», ha ricordato.

Il «programma di lavoro» concordato con Fuentes prevedeva un costo di 70mila euro, dei quali Basso anticipò soli 15mila in contanti, dato che Fuentes fu poi arrestato. Le tre sacche di sangue che gli aveva estratto Merino Batres nel suo studio madrileno - «un noto ematologo del quale avevo la massima fiducia» - non arrivò a utilizzarle.

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