Diluvia su San Siro. Diluvia anche sul Milan, in caduta libera da poco meno di un mese. Collezionata ieri, al cospetto di una Samp tutt'altro che irresistibile, la quarta sconfitta consecutiva (compresa l'eliminazione dalla coppa Italia), la terza stagionale sul suo prato, segno inconfondibile di un declino che è soprattutto nei gol realizzati. È quello il neo più evidente moltiplicato dall'assenza di Bonaventura e in piccola parte colmato dalla presenza incoraggiante di Deulofeu appena arrivato a corte mentre sul conto di Ocampos, entrato nel finale, il giudizio resta sospeso. A proposito di mercato vale la pena registrare il rifiuto di Caceres dello stipendio offerto da Galliani fino a giugno: 300mila euro. Resta disoccupato. Contento lui! Per amore di verità calcistica bisogna anche aggiungere che il Milan è a corto di punti ma non di gioco come testimonia ampiamente il filmato del secondo tempo e l'andamento complessivo della sfida. Non è neanche assistito dalla fortuna, dimostrazione palese che nel corso di un torneo, i conti, tra dare e avere, spesso quadrano. Un esempio? Eccolo. Dallo spagnolo di scuola Barça centrato ieri l'ottavo palo della stagione, sprecata da Bacca una palla-gol clamorosa (per non tirare col sinistro tenta di aggiustarsela sul destro e perde il tempo), murati due volte Lapadula e Suso nel finale. Viviano e i due piloni centrali di difesa, Silvestre e Regini, risultano alla fine i migliori di Giampaolo. Altro dato clamoroso: la Samp riacciuffa il successo a San Siro (il precedente è del 2012 con Ferrara in panchina e mal gliene incolse) senza tirare una sola volta in porta nella ripresa, rigore a parte e una volta nel primo tempo (manona di Donnarumma su Linetty).
Da qui dunque prendono origine più i demeriti del Milan, già privo di troppi elementi e costretto a esibire l'inedita difesa a 3, che le qualità della Samp rimasta nella sua tana fino al doppio errore delle due sentinelle rossonere. Uno, Zapata, sbaglia un appoggio elementare innescando la ripartenza doriana, l'altro, Paletta entra in modo imprudente su Quagliarella in uscita dall'area di rigore, procurando il penalty realizzato da Muriel, alla sua unica esibizione di rilievo. Perciò alla fine, Montella, visibilmente contrariato per il risicato recupero concesso da Guida, si avventura in un pronostico del tipo: «Se giochiamo sempre così arriviamo in Europa league al 100%». Ma, come spesso accade nel calcio italiano, con i risultati contrari, emergono anche gli immancabili mal di pancia rappresentati dal malumore di Bacca e Bertolacci all'atto della rispettiva sostituzione. Due scelte logiche, bisogna aggiungere. «A cominciare da me bisogna parlare di meno e fare i fatti» è la frase rivolta allo spogliatoio dal tecnico napoletano. Bacca è la vera spina nel fianco del Milan attuale: 8 sigilli realizzati in campionato, 6 nei primi 7 turni, 2 nel mese di gennaio. Troppo poco per giustificare lo status di titolare visto che se prova un dribbling non riesce ad andar via nemmeno a una sedia e quando gli capita, a porta spalancata, e a due metri di distanza, la palla-gol più clamorosa della domenica, s'impappina come un chierichetto al cospetto di Belen in bikini ridotto. Lapadula, che gli subentra, fa qualcosa di più ma non può certo risolvere tutti i problemi. E qui si torna al rimorso per il mancato rafforzamento dell'organico: ne devono rispondere i cinesi soprattutto destinati a diventare i nuovi azionisti di maggioranza. Anche Bertolacci, per suo conto, non può certo considerarsi sottostimato dal tecnico.
Al netto di qualche apertura da destra verso sinistra, non c'è una sola giocata che giustifichi la sua presenza in campo, né una percussione come invece riesce al suo collega Kucka. Allora tutti zitti e pedalare perché da mercoledì il Milan torna in campo a Bologna.
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