N on è sempre primavera. Il Campo Nou a settembre è un tifone che travolge la Juventus che sbanda davanti al football ipnotico del Barcellona, viene poi fulminata da Lionel Messi e stesa, come nella finale di Berlino, da Rakitic. Partita sbloccata e decisa all’ultimo secondo della prima frazione, quando il gol del vantaggio ha avuto, come sempre nel football, un effetto micidiale sul sistema nervoso di chi va in svantaggio, ieri sera la squadra bianconera, e ha portato vitamine nel gruppo catalano. La Juventus del secondo tempo ha smarrito distanze, dopo l’infortunio a De Sciglio, l’innesto di Sturaro è stata una soluzione forzata, considerata l’esclusione di Lichsteiner dalla lista Uefa e le altre assenze. Sofferenza prevista contro la capolista della Liga, meno prevedibile la prestazione opaca di Dybala che ha bruciato un paio di situazioni favorevoli e ha evidentemente perso la sedicente sfida con il mostro Messi. Due Juventus, dunque, la prima, ordinata e autoritaria, anche sfortunata, la seconda, arruffona e slegata tatticamente, fragile in tutte le zone del campo. E perdendo l’equilibrio è andata insieme tutta la struttura juventina, umiliata non soltanto nel risultato ma anche nel gioco, in una “bambola” collettiva che ha coinvolto difesa, centrocampo e attacco, nessuno escluso. La notte di Barcellona ridimensiona certi facili progetti.
Non va trascurato l’handicap delle assenze pesanti, tre su tutte, Chiellini, Khedira e Mandzukic, carattere, esperienza, potenza (comunque presenti anche a Cardiff) ma la lettura della sconfitta dovrebbe suggerire ad Allegri di definire, una volta per tutte, il quadro tattico della nuova Juventus che non può essere un laboratorio aperto agli esperimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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