L'allarme è suonato forte nei palazzi del governo centrale di Pechino. Che ora vorrebbe dire stop alle spese pazze made in China, tanto da pensare a un tetto sugli stipendi dei giocatori e persino sui milioni messi sul piatto dai club per i trasferimenti, visto che negli ultimi mesi la cascata di denari è stata ritenuta irrazionale. Tra acquisti plurimilionari e ingaggi stratosferici, il calcio del Dragone si è abbattuto come una furia sul panorama internazionale, ma forse il momento degli eccessi sta già per finire.
Come scrive il Financial Times, l'Amministrazione Generale dello Sport cinese, l'agenzia incaricata di regolare la disciplina sportiva nel Paese, ha infatti già bacchettato i club «spendaccioni» e proverà (impresa non facile per la verità) a frenare il fenomeno. Intanto annunciando un tetto sugli acquisti e sugli ingaggi pagati dai club per portare sotto la Grande Muraglia i grandi campioni provenienti dall'Europa, tanto che verranno supervisionate le finanze delle grandi società calcistiche «per riportare gli emolumenti dei top player entro limiti ragionevoli», dice il portavoce dell'agenzia in un'intervista sul sito ufficiale. Questo controllo avverrà in particolare per gli acquisti di giocatori dall'estero, con club che «hanno bruciato soldi e giocatori stranieri che percepiscono ingaggi eccessivi». Lotta dura anche «ai comportamenti irregolari per quanto riguarda i contratti sottobanco. Giocatori e agenti scoperti a violare i regolamenti saranno severamente puniti». E chi raggiungerà un livello di debiti troppo elevato, potrebbe essere addirittura escluso dalle competizioni.
Se i club europei e sudamericani non sono finora stati in grado di predisporre adeguate contromisure, ecco le autorità cinesi pronte a muoversi per riportare sui binari della logica e della sostenibilità l'azione dei club di casa. Qualche portavoce del governo si era già espresso contro gli eccessi, ora la mossa dell'agenzia governativa responsabile del sistema sportivo che suona come un vero e proprio annuncio di fine dei giochi. Nelle intenzioni del governo cinese, che non ha ancora stabilito le cifre di questi tetti, i club dovranno anche investire una percentuale dei soldi spesi per comprare calciatori stranieri nello sviluppo del calcio cinese, così da accelerarne la crescita e alzare il livello complessivo del movimento.
Tra i grandi affari che hanno recentemente caratterizzato la campagna acquisti delle principali squadre di calcio va ricordato l'ingaggio del centrocampista brasiliano Oscar, acquistato dallo Shanghai Sipg per 63 milioni di dollari dal Chelsea, con un ingaggio di 25 a stagione; quello dell'argentino ex Juve Carlos Tevez, acquistato dal Greenland Shanghai grazie a un contratto triennale di oltre 20 milioni di dollari a stagione; lo Shandong Luneng Taishan ha invece ingaggiato, all'indomani degli Europei dell'anno scorso, l'italiano Graziano Pellè, offrendogli 15 milioni di euro a stagione; il Tianjin Quanjian, allenato da Fabio Cannavaro, ha invece preso il belga Axel Witsel, sogno proibito della Juventus, garantendogli 18 milioni di euro all'anno. E a sentire le voci che circolano da settimane in Cina, alcuni dei grandi club erano già pronti a strappare assegni da 100 milioni di dollari per assicurarsi campioni del calibro di Messi e Cristiano Ronaldo.
A Pechino, ha scritto ancora il Financial Times, in molti sono preoccupati per la fuga di capitali all'estero. Molti imprenditori, approfittando delle proprie enormi disponibilità, pensano di fare cosa gradita al segretario-presidente del partito comunista Xi Jinping, grande amante del calcio, allestendo squadre piene di stelle.
Mosse che hanno anche l'obiettivo di accrescere il prestigio del football con gli occhi a mandorla, anche in previsione di poter organizzare in futuro prestigiosi eventi internazionali. Ma l'intervento dell'Amministrazione governativa potrebbe bloccare il fenomeno. Resterà solo da vedere se alle parole seguiranno i fatti.
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