Il meglio è arrivato solo nella coda di Roma-Milan: due emozioni, altrettanti gol raggiunti con gli ultimi sforzi, generosi e irriducibili di due protagonisti attesi con pazienza. La Roma ha sognato e toccato con mano il colpaccio, a dispetto di assenze, infortuni patiti e qualche spericolato fallo perdonato da Orsato. In pieno recupero, con la stoccata di Abraham mosso dal blitz di Celik e favorita dallo sfondone di Tonali, Mourinho si è sentito a tre passi dal cielo. Non ha avuto però nemmeno il tempo di gioire perché dall'altra parte Leao ha confezionato l'ennesimo confettino finito sui piedi di Saelemaekers, sfuggito alla gendarmeria romanista e appostato sul secondo palo. Così il Milan di Pioli è tornato a galla e ha limitato i danni di una sfida che sembrava scandita da un eccesso di scontri fisici e perdite di tempo. A un certo punto sembrava di assistere a un match di calcio fiorentino. Bestiale la sequenza degli scontri feroci: Kumbulla, nel tentativo di franare su Giroud, si è procurato il primo ko; subito dopo è toccato a Tomori (toccato duro da Abraham, suo sodale al Chelsea), quindi a Belotti e poi a Kjaer abbattuto dal centravanti inglese. Non da meno alcuni interventi al limite del regolamento: Matic ha rischiato grosso su Bennacer. Il var non è mai intervenuto: quando c'è Orsato col fischietto nessuno ha il coraggio di richiamarlo al video.
La conseguenza è stata una sola: si è giocato poco e male, molto male. Pochissimi i tiri in porta. Nel primo tempo solo la Roma è andata vicino al bersaglio sull'asse Spinazzola-Pellegrini la cui conclusione è stata respinta dalla sagoma di Abraham. Il Milan non è mai riuscito a giocare un calcio pulito, geometrico, lineare. Ha solo controllato il gioco perché ha capito dai primi sviluppi della sfida che Mourinho avrebbe tenuto i suoi nella propria metà campo, spesso in dieci dietro la linea della palla. Troppi gli errori tecnici e rari gli spazi concessi ai talenti, Leao in particolare è rimasto prigioniero nel reticolo che attorno gli è stato costruito per evitare di farlo partire. Sono mancate le rifiniture, in particolare Diaz non è mai riuscito a incidere come sa fare lui quando può trovare qualche spazio.
Solo nella ripresa il portoghese ha regalato un paio di giocate che hanno fatto perdere la testa alla difesa romanista. Così Abraham che ha atteso, con la pazienza del bomber, il varco giusto per lanciarsi nell'area rossonera, anticipare Kalulu e trovare l'angolo scoperto di Maignan. Proprio il portierone francese ha dettato l'ultimo assalto con un lancio di 50-60 metri: Leao ha raccolto un rinvio maldestro e l'ha piazzato dove l'aspettava Saelemaekers. A questo punto lo sprint per la piazza in Champions league è ancora tutto da giocare.
Per Mourinho sono stati «due punti persi», per Pioli uno guadagnato. Nel senso che la sconfitta avrebbe lasciato il segno sul morale e sulla classifica del Milan. Quel golletto finale, al minuto numero 97, ha ricucito quasi tutto.
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