L'attesa era grande: i Diavoli Rossi si riaffacciavano sul palcoscenico mondiale dopo 12 anni. Ma per 70 minuti il ritorno del Belgio fra le grandi assume i contorni di un clamoroso tonfo. Fino a quando i cambi di Wilmots non mutano faccia alla partita e fanno iniziare l'avventura brasiliana nel migliore dei modi. Così quella di Lukaku e compagni diventa la sesta rimonta realizzata in questa prima fase del torneo.
Pericolo scampato per la truppa dei ragazzi terribili, tutti o quasi sulle liste dei principali operatori di mercato, accreditata pure dai bookmaker come la sorpresa di Brasile 2014. Un pronostico forse ingombrante che ha pesato sull'approccio del Belgio, merito anche di un'Algeria dalla rosa per metà made in France, nel solco tracciato dal più famoso connazionale, quel Zinedine Zidane che ai suoi tempi di calciatore decise però di sposare la causa dei Bleus e non di restare nelle latitudini africane.
Il possesso palla del Belgio (oltre l'80 per cento nel corso del match) sembrava un dato trascurabile viste le difficoltà incontrate dalla squadra di Wilmots. Che aveva preferito - forse a torto - lasciare in panchina il talento dello United Fellaini e quello del Napoli Mertens in panchina. Nel momento in cui i due vengono chiamati in causa, la partita cambia registro: un gol a testa per i due, tanto movimento e maggiore profondità per i Diavoli Rossi a lungo compassati e con poche idee di fronte all'ottimo atteggiamento tattico degli afracani.
«Yes, we can», così il presidente algerino Bouteflika prima del match, rispolverando il celebre slogan elettorale di Barack Obama. E così i riflettori si accendono su Sofiane Feghouli, il capriccioso centrocampista del Valencia nato alla periferia di Parigi, amatissimo al Mestalla e un po' meno dal ct bosniaco Halilhodzic. Si racconta che il calciatore, che aveva preferito vestire la maglia della Francia fino al 2011 anche se solo a livello giovanile, prima del mondiale, alla vigilia di una partita amichevole, aveva fatto imbestialire il brusco Vahid, mettendosi direttamente d'accordo con la Federazione per saltare un match di preparazione al Mondiale e farsi operare ai denti.
Feghouli si procura il rigore (Vertonghen appare in ritardo sulla chiusura) e poi lo trasforma, facendo scendere il gelo sui tifosi rossi presenti al «Minerao» di Belo Horizonte, siglando il primo gol dell'Algeria in un Mondiale dopo 28 anni e lasciando per soli 11 minuti alla Bolivia il record negativo di digiuno di reti più lungo nella storia del torneo iridato. E in un calcio pieno di festeggiamenti curiosi e pazzi, vedere gli algerini inginocchiarsi in preghiera dà l'idea del valore storico di questa rete.
Halilhodzic sembra aver letto benissimo il match, imbrigliando gli avversari e soffocandone la manovra, andando poi a segno con l'unico tiro verso la porta avversaria; il collega Wilmots - costretto a tenere la giacca nonostante l'afa incombente perchè indossa una camicia bianca a maniche corte che poteva confondersi con la maglia algerina - dimostra di aver sbagliato la formazione iniziale.
Il risveglio nella ripresa dei Diavoli Rossi riconsegna al Mondiale una possibile protagonista.
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