Non solo giocatore di pallacanestro, ma uomo a tutto tondo. Con mille interessi e obiettivi: tra questi, anche quello di fare del bene all'ambiente. Per questo, il capitano dell'Italbasket Gigi Datome è ambasciatore di Engie Planet e, in questa veste, ha inaugurato nei giorni scorsi in piazza della Scala, a Milano, l'Albero del Vento, omaggio alla natura unita alla tecnologia a supporto della sostenibilità. «Mi fa piacere essere stato scelto per lanciare un messaggio che possa arrivare a più persone possibile spiega lui -. L'ambiente nel quale viviamo va tutelato, non possiamo perdere altro tempo: siamo in ritardo, dobbiamo sbrigarci».
Datome, lei è tornato a giocare in Italia dopo due anni negli States e cinque di Istanbul: impressioni?
«Inevitabilmente condizionate da quello che purtroppo stiamo vivendo. È un momento storico particolare, sia per il basket che per il Paese: la voglia di andare avanti non deve però mancare mai».
Qualche società in realtà avrebbe preferito non cominciare il campionato.
«Non ho le competenze per sapere se una stagione senza pubblico sia economicamente sostenibile: fermarsi però sarebbe stato peggio, perché tutti gli altri sport professionistici giocano. Dal punto di vista della sicurezza, poi, non ci sono tante categorie controllate come la nostra».
Dopo essersi innamorato di Istanbul, come ha trovato Milano?
«La stavo conoscendo, poi siamo ripiombati in lockdown. Mi sono goduto le piccole cose finchè è stato possibile: ho rivisto tanti amici e mi stavo costruendo le piccole abitudini che ti fanno stare bene, dal cinema ai piccoli ristoranti».
Pur in assenza di pubblico, è già tornato a giocare nella sua vecchia casa del Fenerbahce: emozioni?
«Tantissime. Ho rivissuto tutto in pochi attimi e ho capito una vota di più quanto io sia stato privilegiato, non solo per avere vinto un'Eurolega ma anche per l'esperienza di vita fatta. L'assenza del pubblico mi ha permesso di essere ancora più concentrato: abbiamo vinto ed è andata bene così perché, quando si gira pagina, è giusto farlo in maniera netta».
Torniamo in Italia: in corso d'opera Roma, arrivata con lei alla finale scudetto, ha lasciato il campionato.
«Era una situazione difficile che si protraeva da anni. Toti ha fatto tanto, ma era stanco di essere da solo».
Non crede che servirebbero regole di ammissione al campionato più stringenti?
«Le regole ci sono, ma tante squadre hanno bisogno che la stagione vada avanti per avere le entrate necessarie a finire la stagione. Una soluzione potrebbe essere, come succede in Nba, anticipare in estate tutti i soldi di gestione: credo però che sarebbero pochissime le società in grado di farlo».
Che serie A ha trovato?
«Buona, con squadre di alto livello come Brindisi, Virtus Bologna, Venezia e Sassari, oltre naturalmente a Milano. Dietro di loro, tanta bagarre. È una stagione complicata per tutti: causa covid, magari stai fermo settimane e poi devi subito giocare. Nulla può essere dato per scontato».
A Milano si chiede, oltre allo scudetto, di raggiungere i playoff di Eurolega.
«Lavoriamo per quello».
Nel frattempo, dopo tredici anni di Nba, è tornato in Italia anche Belinelli: la Virtus Bologna, che sfiderete oggi (diretta Rai 2, ore 17.15), non vuole lasciare nulla di intentato per tornare a vincere.
«Il suo ritorno è una storia bellissima. E mette pepe alla sfida tra noi e loro. Sono contento per Marco: ha ricevuto tanto affetto».
Anche qualche insulto dai tifosi della Fortitudo, in verità.
«Era inevitabile: certe dinamiche le conosciamo tutti e a Bologna, città che vive di basket, la rivalità è accesissima. Vi garantisco comunque che non si è scandalizzato: se si rimane dentro certi toni, la presa in giro è divertente. Certo, non bisogna poi scadere nella maleducazione».
Gallinari è invece finito ad Atlanta, avendo firmato un contratto ricchissimo che però non gli permetterà di lottare per il titolo.
«In Nba nessuno ti regala nulla: i soldi che gli daranno li meriterà tutti. E comunque, rispetto al giorno in cui ha firmato, Atlanta ha poi costruito un gruppo che potrà raggiungere i playoff: dobbiamo tutti essere orgogliosi del Gallo».
Nella settimana in cui la Virtus ha esonerato e poi richiamato in panchina Djordjevic, la Fortitudo ha licenziato il ct azzurro Sacchetti: per caso ha pensato questi sono matti, me ne torno in Turchia?
«Ho seguito quanto accaduto, inevitabilmente. Ma preferisco concentrarmi sui miei problemi. Certe dinamiche non si conoscono e non è giusto giudicare. Mi spiace per Meo, questo sì: si rifarà in azzurro, almeno spero».
Cosa le lascia il 2020?
«La consapevolezza di essere un ragazzo fortunato, innanzi tutto. E la certezza che, per uscire da un momento come questo, bisogna aiutarsi per vincere tutti insieme. La chiave per rinascere sarà non limitarsi a pensare al proprio orticello».
Un libro per le vacanze da consigliare?
«Ho appena finito Niente, di Janne Teller. Un pugno nello stomaco, ma capace di far riflettere sui dubbi che certi adolescenti possono avere sul senso della vita».
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