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La bella lezione della cinica F1 alla serie A che litiga

La bella lezione della cinica F1 alla serie A che litiga

Il mondo della formula uno non ha bisogno di task force. Non chiede aiuto ad esperti esterni. Li ha in casa, conosce curve e rettilinei e ora ha deciso di accelerare, nell'emergenza del virus. Mercedes e Ferrari continuano la loro battaglia per la pole position, stavolta si tratta di roba ancora più seria, un gran premio della solidarietà, non a parole e promesse, tipo la politica e i governi, ma sostanza, fatti. Le capacità tecnologiche delle scuderie sono state riconvertite per la creazione di apparati indispensabili per affrontare le richieste di medici e ospedali. La Ferrari è in pista per la produzione di ventilatori e altri strumenti sanitari, così come gli ingegneri della Mercedes si sono attivati e, con loro McLaren, Williams e Red Bull. Ventilatori, mascherine, tutto quello che può essere utile a restituire speranza e vita, senza ricorrere a decreti, leggi, riunioni. Con il rinvio delle gare c'è un altro tipo di corsa che impegna i più importanti e storici marchi di automobilismo. Una disciplina, questa, che viene, puntualmente, vista come l'harem dei ricchi, privilegiati, domiciliati in terra esentasse, abitanti di un mondo avatar fatto di belle donne, grandissimi denari ma anche e soprattutto di lavoro, studio e anche morte, atroci fuori pista, tragedie. La risposta, tra le altre, di Ferrari e Mercedes è una lezione per altri settori dello sport che sembrano avere smarrito la sensibilità sociale per inseguire esclusivamente il profitto, la cura degli interessi privati, dimenticando e/o trascurando un elementare impegno sociale che dovrebbe avere lo sport. Ed è appunto singolare che il segnale arrivi da una disciplina che viaggia, non soltanto in pista, su ritmi elevati e che fa quotidianamente i conti con la scoperta di nuove tecnologie, di nuovi supporti che migliorano le prestazioni della vettura e, va da sé, dei piloti. Nel gran vociare dei box c'è il silenzio esemplare di Maurizio Arrivabene, ex capo del reparto corse Ferrari, che ha scelto di guidare le auto che trasportano i malati in ospedale. Stavolta non c'è strategia di gomme, non c'è pit stop, non c'è sorpasso. Si arriva, tutti, insieme al traguardo.

Ed è la vittoria più bella.

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