"Bello per uno spagnolo vincere in Germania con una macchina italiana"

Ferrari über alles: battuti i tedeschi Italia e Spagna prendano esempio

"Bello per uno spagnolo vincere in Germania con una macchina italiana"

Ferrari, Alonso, Hockenheim. Primi. È la vittoria sullo spread, sulle tensioni, sulle piccole e purtroppo grandi umiliazioni quotidiane sempre in pole di questi tempi. È una vittoria che va oltre lo sport, ci entra in casa e lascia ovunque un profumo di rivincita e di puntini ben posti sulle “i”. Puntini per dire che la crisi passerà, che si può combattere, che l'Italia c'è, l'Italia sa far bene, l'Italia può far meglio, soprattutto l'Italia non è sola. Perché il successo di Alonso completa il recente Italia-Germania 2-1 degli Europei, perché il Cavallino sbanca proprio il Paese über alles, va in casa dei signori dello spread e dei veti e delle lezioni all'Europa che arranca, ma lo fa battendo, e suvvia, anche un po' umiliando il pupillo loro, Vettel. Di più. L'Italia dei motori trionfa alleandosi idealmente all'altra debole d'Europa, la Spagna degli scioperi e della gente in piazza, mandando in pista una vettura, la F2012, progettata da un greco, Nick Tombazis. Che meraviglia. Italia-Spagna-Grecia. E Alonso lo sa, Alonso lo sente e lo accenna di sabato dopo la pole e lo ripete fiero e vittorioso dal palco del podio davanti al mondo e a decine di migliaia di tedeschi in veloce ritirata quando dice «è tutto fantastico però in un momento così difficile è curioso che ci sia un vincitore spagnolo su un'auto italiana qui in Germania…».
Ferrari, Alonso, Hockenheim. Primi. E poco importa chi sia arrivato dietro, se Vettel secondo poi retrocesso quinto per il sorpasso osé su Button, o se l'inglese promosso al suo posto. A contare, ieri come oggi, è soprattutto la metafora che sta dietro quest'impresa ferrarista, perché osservando lo spagnolo scattare dalla pole e vedendolo amministrare i Vettel e gli Schumi e i Button senza mai dar l'idea di essere in vera difficoltà, è un attimo andare col pensiero a febbraio, a marzo, a quella Rossa F2012 malconcia nei test e subito storta e da raddrizzare di gara in gara. Quella Rossa che nessuno, o davvero in pochi, davano ancora in corsa per il campionato nonostante Fernando e il team principal Stefano Domenicali continuassero a dirlo inascoltati «dobbiamo recuperare, sappiamo dove lavorare e il campionato è davvero lungo». Poi i sette vincitori diversi, poi il lunatico rendimento delle gomme di circuito in circuito, poi la conseguente classifica corta e il campionato comunque sempre aperto nonostante il bisogno di migliorare un'auto buona però nata male. Il recupero della Ferrari, dunque, come metafora di quest'Italia buona ma che se la passa male e che però è in grado, come il Cavallino, di centrare vittorie che valgono doppio. E «mi fa enormemente piacere vincere in Germania laddove c'è una passione straordinaria per la Formula 1 e dove c'è il fior fiore dell'industria automobilistica europea… è una grande soddisfazione per la nostra tecnologia» commenterà infatti il presidente della Rossa, Luca di Montezemolo.
Ferrari, Alonso, Hockenheim. Adesso si sogna per davvero. In tre gare due vittorie e un secondo posto, con Fernando tornato ad allungare in classifica, 154 punti, 34 in più del secondo Webber, e fra una settimana c'è l'Ungheria solitamente terra di conquista delle Red Bull, ma che potrebbe esserlo meno visto che le bibite motorizzate ci arrivano dopo la vicenda surreale delle mappature furbette del motore graziate in extremis ieri mattina, vicenda ovviamente non finita. Per cui sarà dura per Italia e Spagna unite, più dura che in Germania ieri, ma perché non sognare visto che anche l'uomo anti spread la pensa così: «Per l'Ungheria non vedo nulla per cui essere pessimisti…».
Ferrari, Alonso, Hockenheim. C'è qualcosa di magico persino nell'ascoltare le comunicazioni radio tra Fernando e il muretto, con il suo ingegnere di macchina Andrea Stella.

In un mondo dove tutti, anche i cagnolini, parlano inglese, eccoli a usare l'italiano «così, giusto per complicare la vita ai rivali quando intercettano le nostre comunicazioni», diranno. Così, giusto per ribadire quell'asse Italia-Spagna che almeno nello sport ha la forza di ribaltare i valori. E far sognare.

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