Roma - Nella serata in cui il calcio italiano perde ancora una volta la faccia, Rafa Benitez conferma la sua tradizione: vincere un trofeo al suo primo anno in una nuova squadra. Il nono sigillo (su 15 finali) del tecnico spagnolo dà sostanza alla stagione del Napoli e toglie di dosso lo scomodo paragone con Mazzarri che sempre qui all'Olimpico due anni fa matò la prima Juventus dell'era Conte. Ma non è stata un'impresa facile contro una Fiorentina rattoppata ma orgogliosa, capace di non deragliare dopo un avvio shock e di tenere testa, anzi a lungo di dominare, un avversario più dotato tecnicamente che perde capitan Inler a pochi minuti dalla fine per un calcione rifilato a Ilicic, il quale sui titoli di coda sbaglia il pallone della speranza dei supplementari. Vincenzino Montella, alla sua prima finale da allenatore nel suo ex stadio (qui vinse uno scudetto) e contro la squadra della sua città, si augurava che il collega avesse la pancia piena per la bacheca ricca di coppe ma è arrivato solo a sfiorare l'impresa che avrebbe avuto del miracoloso per come la Viola è arrivata all'ultimo atto del torneo.
Il tutto in una partita di calcio divertente, giocata a buoni ritmi da due delle formazioni più europee del nostro football che contorno spiacevole a parte ci riconcilia anche se solo parzialmente dalle delusioni patite una volta varcati i confini italiani. Chi ha vinto (il Napoli) fa già un passo avanti nella prossima stagione perché potrà ripartire con maggiore convinzione nel perfezionamento del progetto che dovrà però alzare l'asticella degli obiettivi. Chi ha perso (la Fiorentina) potrà comunque guardare con serenità al futuro, visto che il quarto posto e una finale di Coppa Italia con la iella di un'infermeria quasi sempre piena (e con la coppia di attaccanti titolari insieme solo per due partite e mezzo) è un risultato da incorniciare.
Il pallone inizia a rotolare sul prato dell'Olimpico con 45 minuti di ritardo dopo l'ok degli ultras napoletani e l'inno italiano eseguito da Alessandra Amoroso e fischiato da mezzo stadio. Uno spettacolo sotto gli occhi del presidente del Senato Grasso, del consiglio Renzi e dei vari presidenti delle istituzioni sportive, testimoni oculari di un altro fallimento. Il clima è surreale con la tifoseria del Napoli in curva Nord in silenzio e quella della Fiorentina che sostiene a gran voce i propri giocatori. C'è Higuain acciaccato ma comunque combattivo anche se non incisivo quanto sa fare lui ed è un segno del destino che quando il Pipita venga sostituito, arrivi il momento di Pepito Rossi dopo quattro mesi di lontananza dai campi. Né l'uno né l'altro riescono a essere decisivi, così come Matri inserito in corso d'opera. Diventa dunque la serata di Insigne che, vinto l'ennesimo ballottaggio al quale don Rafè l'ha sottoposto per tutto l'anno, sale in cattedra con i suoi colpi e di fatto è il protagonista assoluto dei devastanti 20 minuti iniziali del Napoli: un tiro deviato da Neto, due gol in sequenza tra l'11' e il 17' che sembrano indirizzare il match con una Fiorentina più vittima delle sue paure che dell'effettiva emergenza di formazione.
Poi di colpo i viola tirano fuori l'orgoglio e il gol di Vargas spezza il dominio napoletano e fa iniziare un'altra partita, con la squadra di Montella abile nel possesso palla. Aquilani si vede annullato il pari per un fuorigioco, Reina devia il tiro teso di Mati Fernandez e quando il tecnico viola ha in campo tutta la batteria di punte, Ilicic si mangia il 2-2 a due passi dal portiere. Il rosso a Inler potrebbe riaprire il match, ma il gol di Mertens blinda la finalke nel recupero e i partenopei portano a casa la quinta Coppa Italia della loro storia.
Marcatori: 11'e 17'pt Insigne, 28' st Vargas, 47'st Mertens.
Fiorentina: Neto; Tomovic, Go.Rodriguez, Savic, Pasqual(11' st Fernandez); Aquilani(37' st Matri), Pizarro, Vargas; Borja Valero; Joaquin (27' st Rossi), Ilicic. All. Montella.
Napoli: Reina; Henrique, R.
Arbitro:Orsato.
Ammoniti: Borja Valero, Albiol, Ilicic, Reina, Insigne, Fernandez, Inler, Tomovic,
Espulso: Inler dal 34'st.
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