Berlusconi-Inzaghi, questione di feeling

Il tecnico a cena ad Arcore per la quarta volta: l'intesa che rilancia il Milan. Da Sacchi ad Ancelotti, torna una consuetudine vincente

Pippo Inzaghi con Stephan El Shaarawy
Pippo Inzaghi con Stephan El Shaarawy

Adriano Galliani era felice come un bimbo reduce dalla visita a Gardaland. E non solo perché quel giorno, venerdì 18 luglio, era riuscito a parlare con Silvio Berlusconi qualche minuto dopo l'annuncio della sentenza di assoluzione. Era ancora più gasato perché aveva strappato al presidente la mezza promessa di una visita (poi saltata) a Monza per l'amichevole di ieri pomeriggio (2-0 per i rossoneri il risultato) e la promessa solenne di una cena convocata per la sera, ad Arcore, in compagnia di Pippo Inzaghi per discutere di Milan, di calcio e di mercato. A consultare gli archivi, è il quarto incontro tra il tecnico appena promosso sulla panchina che fu di Allegri e il suo precettore. Il primo, preparato in gran segreto (Pippo si nascose dietro i vetri fumè della vettura di Galliani), servì a battezzare l'incarico e a sciogliere il nodo Seedorf, gli altri due successivi confermarono il feeling personale e calcistico tra presidente e tecnico, da sempre premessa indispensabile per ogni stagione dall'esito positivo. All'ordine del giorno argomenti scontati: 1) le mosse sul mercato; 2) il sistema di gioco più adatto alle caratteristiche del gruppo; 3) il rilancio delle sane abitudini disciplinari in voga a Carnago. Neppure Clarence Seedorf, che pure passava per il pupillo del Cavaliere, ricevette lo stesso trattamento.

«L'entusiasmo del presidente è il primo fondamentale acquisto del Milan»: la frase pronunciata da Pippo il giorno del raduno a casa Milan non fu soltanto un inchino a Silvio Berlusconi il cui parere è stato decisivo per aprirgli la strada alla panchina principale del club rossonero. L'intesa tra Arcore e Milanello è da sempre fondamentale per ottenere risultati. La storia del Milan berlusconiano ne è una riprova concreta. A collaudare lo schema fu Arrigo Sacchi, il quale volle addirittura il presidente al suo fianco in panchina proprio a Monza, nel corso di un'amichevole estiva. Tutte le volte che spuntava un problema o si profilava un acquisto, Sacchi montava in macchina e bussava a villa San Martino per ottenere udienza. Di solito ne usciva, a notte fonda, dopo lunghissime ed estenuanti chiacchierate con in tasca una promessa. Fondamentale il sostegno decretato dopo l'eliminazione dalla coppa Uefa. Il presidente piombò negli spogliatoi di Verona e arringò la squadra: «Il club è dalla parte di Arrigo, chi non dovesse seguirlo lascerà il Milan». Non ci fu bisogno di procedere al ripulisti perché poi arrivò lo scudetto.

Consapevole di quel precedente e delle conseguenze virtuose del rapporto familiare, stabilito per esempio con Carlo Ancelotti durato la bellezza di 8 anni, Galliani ha lavorato di fino per ripristinare il clima idilliaco. A cena, presente anche Barbara, ieri sera non ha certo potuto chiedere generosi investimenti sul mercato, né Cuadrado e nemmeno Iturbe già volato a Roma: quella stagione si è conclusa.

Di sicuro ha chiesto e ottenuto l'appoggio e il sostegno di Berlusconi nei primi mesi della sua missione proibitiva che comincerà domani con il ritorno di Mario Balotelli all'ovile rossonero. Di solito valgono un bel gruzzoletto di punti.

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