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Berlusconi non cambia Fiducia fino a giugno

Il tecnico confermato: la colpa è dei giocatori. Venerdì il presidente a Milanello per motivarli

Berlusconi non cambia Fiducia fino a giugno

Milano Il filo non si è spezzato. Anzi, nel corso della notte seguita all'ennesimo naufragio con la Fiorentina, è diventato più spesso e più solido. Come una fune. A questa robusta fune è adesso tenacemente aggrappato Massimiliano Allegri, rimasto in sella sulla panchina del Milan proprio nel giorno che sembrava destinato al più inevitabile degli esoneri. «Avanti con Allegri» ha titolato di buon mattino il sito ufficiale del club rossonero per rendere noto l'esito del vertice notturno tra Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, poi allargato allo stesso Allegri. E da quel momento è tornato il sereno in via Turati. Il tecnico, con la fiducia riconfermata, ma «non a tempo» come ha tenuto a precisare il vicepresidente, perciò non legata all'esito di uno o due risultati, può tornare al lavoro e può contare su un attestato che non è formale, e nemmeno patrocinato "solo" dal dirigente operativo, Galliani cioè. No, questa volta, è stato Silvio Berlusconi in persona a firmare il salvacondotto che manterrà il tecnico livornese fino al termine della stagione.
Se cambiamento di guida tecnica dev'esserci, sarà un cambiamento radicale, nella prossima estate, preparato da una ricerca sul mercato già cominciata, e senza alcun vincolo. Guardiola è il sogno forse proibito, Montella l'Arrigo Sacchi dei nostri giorni: l'orientamento è sempre lo stesso, tecnico capace di lavorare con i giovani che faccia del bel gioco la sua espressione stilistica. Come in politica, anche nel Milan Silvio Berlusconi è convinto di dover "replicare" la mossa dell'87 per rifondare le legioni rossonere.

I motivi della scelta conservativa di domenica notte sono essenzialmente due: 1) la mancanza di una alternativa autorevole e rassicurante; 2) la consapevolezza che molte delle responsabilità sono da addebitare al gruppo calciatori e non solo al tecnico. Sul mercato l'unico nome disponibile e rassicurante, è sempre stato quello di Mauro Tassotti: ha il vantaggio di conoscere alla perfezione Milanello e i suoi problemi ma ha condiviso scelte e linee operative, non avrebbe insomma garantito lo choc di cui forse avrebbe bisogno lo spogliatoio. Gli altri nomi, inutilmente spesi, Delio Rossi ed Edy Reja, non sono mai stati iscritti nel taccuino personale di Galliani. Men che meno le candidature "interne" tipo Costacurta o Inzaghi.
«Cambiando allenatore non avevamo certezze di ottenere cose diverse» la frase di Galliani che sta in capo alla decisione finale adottata dopo due ore di fitto colloquio con il presidente Berlusconi, appena sbarcato dal Kenia. A mezzanotte passata, Max Allegri dal presidente e dal suo fedelissimo collaboratore. Al tecnico sono state chieste spiegazioni sulle tante, troppo inefficienze del sistema Milan: a cominciare dal gioco per finire alle perfomances più discusse, da Pato a Boateng (che si è messo pure a polemizzare con la curva dopo l'ennesima figuraccia), per finire a Mexes, autore di uno degli sfondoni più incredibili della domenica passando attraverso Robinho.

«Contro la Fiorentina abbiamo notato la differenza tra primo e secondo tempo, così come abbiamo notato che la sconfitta è stata causata da errori singoli» la seconda chiave di lettura offerta da Galliani, che ieri mattina si è presentato puntuale alla premio intitolato a Giacinto Facchetti. D'accordo, Allegri ha sbagliato la partenza ma sul banco degli accusati sono finiti per la prima volta alcuni esponenti del gruppo: i più distratti, i più discussi, i più attesi. Mandati a processo simbolico dalle frasi a caldo pronunciate da Ambrosini e Bonera, i reduci di quella che fu la vecchia guardia: «Squadra molle, atteggiamento sbagliato». Poiché non è utile esonerare Allegri, e non è nemmeno possibile attingere al mercato supplementare, il presidente Silvio Berlusconi ha deciso di spendersi personalmente e di dedicare un giorno intero «alla sua creatura», definizione di Galliani.

Per venerdì è infatti annunciata a Milanello la visita del presidente, che ha l'intenzione di «spronare la squadra, giocatore per giocatore», a 24 ore dall'appuntamento, delicatissimo, di Napoli e prima di quelli successivi, contro Anderlecht e Juventus. Non accadeva da una vita Berlusconi a Milanello. Il gioco si è fatto duro e il presidente ha deciso che è venuto il momento di mettersi in gioco.

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