Bernardeschi dice trentatré «La numero 10 dovrò meritarla»

Davide Pisoni

Niente dieci per Federico Bernardeschi: «Ma io l'avrei preso». La sincerità del giocatore, questa sconosciuta nel calcio di oggi, rivela che la Juventus gli ha «consigliato» di fare un'altra scelta. Anche se il fantasista spiega: «È stata condivisa perché questo numero deve avere rispetto assoluto». E allora l'ex viola spiega: «Il dieci dovrò dimostrare di meritarmelo in questa stagione. E quindi scelgo il trentatré perché sono credente e religioso. E per questo è anche più pesante». Parole di un giocatore dalla clamorosa personalità. E non sarà certo il numero a certificare classe e giocate. Come non è l'abito a fare il monaco. E il discorso scivola sulla foto in cui è stato sorpreso con presunto gonnellone e borsetta: «Credo che quando una persona si veste e si mette dei capi di abbigliamento, sia un sintomo di personalità. Non era una gonna, era un pantalone, però si sa che nelle foto si possono modificare le facce, figuriamoci se non si possono modificare i pantaloni». Mettendo da parte photoshop ritorna quella personalità, ribadita anche nel modo in cui mette in un angolo chi l'ha insultato lasciando Firenze: «Io non sono qui ad alimentare quella parte di società malsana, come il tifoso sui social che augura la morte. Credo debba stare un po' da sola. Fa molto più rumore perché conviene così, ma credo che questo sia un problema sociale.

Io mi reputo con un carattere forte, ma diventa pericoloso quando vanno a colpire le persone più fragili». Parole di un ventitreenne che ha un punto di riferimento: «Buffon è un esempio per me. Normale seguire un condottiero come Gigi». Da Carrara entrambi. Di personalità in personalità.

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