La profezia di Inzaghi resta appesa a un palo. E i progetti ambiziosi di Mihajlovic sospesi con questo pareggio che tiene il Milan dietro e consente di raggiungere la Fiorentina. Per diventare grande, degno del suo glorioso passato, il Milan deve ripassare. Perché non si colgono né il giocar bene sventolato da Pippo e nemmeno gli slanci dovuti al successo col Palermo. Niente di tutto ciò se non qualche passo indietro per esempio di Cerci, l'infortunio toccato al povero e sfortunato Destro. Colpisce invece la vivacità di questo ragazzo spagnolo, tenuto in panca per troppo tempo prima di liberarlo come merita il suo acerbo talento. La Samp è in evidente regressione rispetto a quella del girone d'andata. Eto'o la sostiene e la sorregge, vitamine decisive da parte di Samuel che però non sono sufficienti per spingerla con decisione oltre il traguardo del quarto posto in condominio con i viola. Posizione eccitante in verità.
La prima notizia è il black-out di San Siro che irrompe in una serata indecifrabile. A mezz'ora inoltrata del primo tempo si spengono le luci, tacciono le voci e nel buio senti sussurrar la curva che contesta con uno striscione dedicato al presidente Berlusconi («Per noi nulla sarà più importante») e poi se la prende con Galliani («Paga la bolletta»). Come se fosse suo compito. In verità c'è poco da ammirare e da vedere in quel primo tempo che segnala soltanto la mira discutibile di Cerci e poc'altro ancora. L'ultimo arrivato a corte tenta una, due, cinque volte di prendere di petto la sfida e risolverla con uno dei suoi colpi da prestigatore e invece vengono fuori degli scarabocchi che fanno partire dalle gradinate di San Siro gli inevitabili fischi di disapprovazione. Quando arriva la sostituzione, nel secondo tempo, è già un bel po' tardi.
Le uniche giocate di rilievo portano la firma, autorevole, di Menez e Eto'o a proposito del quale proprio Galliani fa sapere in tv che è stato a qualche centimetro del Milan a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Non è un caso che proprio dal camerunese, a inizio di ripresa, venga la giocata che consente alla Samp di passare davanti al Milan e di mettere un piede in Europa. Qui c'è da fare una bella chiosa. Responsabilità diretta della stoccata di Soriano è di Antonelli (lo lascia inspiegabilmente libero a cavallo dell'area di rigore), poi c'è da chiamare in causa Menez che tenta un tacco improbabile. Eto'o invece coglie al volo l'occasione, promuove il contropiede che poi si conclude con l'1 a 0.
A quel punto della sera, non avendo nient'altro da chiedere, il Milan apparecchia un assalto cieco e disorientato, fatto di foga, di volontà più che di geometrie e ne ricava il premio quasi immediato. Perché dopo il centro sfiorato dal solito Mexes (di testa gira sul palo sorvegliato da Duncan), ecco De Jong esibirsi in una mezza rovesciata che poi una deviazione dello stesso Duncan trasforma in una stilettata al cuore di Viviano. Suso, finalmente liberato dalla panchina, può esibirsi nel suo numero migliore e centrare la traversa. Qui finiscono i rimpianti e i rimorsi del Milan che perde così la possibilità di salire in classifica e mettere da parte il terzo successo consecutivo che resta invece un miraggio.
Come la possibilità di raggiungere l'Europa league. Meglio concentrarsi sul derby, su quel che resta di un derby malinconico. E sulla necessità di ritoccare uno schieramento che deve migliorare nella qualità del gioco oltre che nelle attenzioni difensive.
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