Bocciato Cassano Prandelli non può scaricare Balotelli

"Ci ho pensato, ma l'idea di averlo mi rassicura. È l'ennesima prova..."

Bocciato Cassano Prandelli non può scaricare Balotelli

Storia di un rapporto tormentato, fatto di tappe felici e momenti di grande frizione. Ma è bene riavvolgere il nastro fino all'inizio dell'avventura di Prandelli sulla panchina azzurra. Il ct, appena insediatosi, indicò in Cassano e Balotelli i punti fermi della sua nazionale. In realtà, dopo 26 mesi e 29 partite della sua gestione, SuperMario è solo al 20° posto per numero di convocazioni nella lista dei 71 chiamati: 14 con 4 gol realizzati, 3 dei quali all'ultimo Europeo.
Un bilancio in deficit, ma tutto ruota intorno al codice etico introdotto da Prandelli per ogni comportamento antisportivo in campo. Che ha fatto notizia insieme alle «marachelle» fuori dal terreno di gioco (vedi le freccette lanciate dalla finestra ai babies del City) e non solo per la morbosa curiosità dei tabloid inglesi. Per non parlare della tempistica dell'intervento agli occhi che ha spiazzato il ct. «Dico la verità, quando decise di operarsi proprio a settembre nelle due settimane dedicate agli impegni con le Nazionale, ci rimasi male», la stoccata di Prandelli ieri a Coverciano.
La verità è che nonostante le chiacchierate con Mancini, tecnico dei Citizens arrabbiato con SuperMario per quel vizio del fumo che non riesce a perdere nemmeno dopo l'intervento agli occhi, il ct non ha potuto fare a meno di convocarlo. L'Italia arriva alle partite di qualificazione con Armenia e Danimarca con diverse incognite. Quelle nate dalle prime due sfide e quelle congenite alla voglia di trovare nuove vie.

Per questo, dopo il no a Cassano («sarà in questi due anni quel che è stato Di Natale», come dire se ne riparlerà alla vigilia del Mondiale se avrà giocato ad alti livelli), Prandelli ha rinunciato alla seconda esclusione, ancora più clamorosa. «Una riflessione l'ho fatta, poi però ho chiuso gli occhi, ho ripensato alle prestazioni di Balotelli in azzurro e al talento, e mi sono sentito confortato all'idea che lui ci fosse. Ora ha l'ennesima occasione per dimostrare quanto vuole diventare un campione: non dico l'ultima, ma è un'occasione. Voglio che capisca quanto la nazionale possa essere straordinaria, per qualsiasi giocatore».
Che Balotelli tenga all'azzurro nessuno lo esclude. «Ho perso la nazionale per una stupidaggine, non voglio farlo una seconda volta», ebbe a dire ad aprile quando mandò un sms di scuse al ct dopo l'espulsione rimediata con l'Arsenal e il fallo grave su Song, che seguiva la maxisqualifica di gennaio per il calcione rifilato a Parker del Tottenham. Nonostante questi episodi SuperMario, uno dei calciatori di esperienza a livello internazionale nel giovane gruppo azzurro, andò agli Europei. Dove dopo il gol all'Irlanda non esultò, ma sembrò voler attaccare briga (biascicava delle parole in inglese) con Bonucci che gli tappò la bocca per evitargli guai. Un altro passaggio discutibile della sua avventura azzurra. «Mario - disse allora Prandelli - per diventare un campione deve passare per questi momenti, accettare le critiche, la panchina e che la squadra gli chieda di più». La sua storia nella nazionale regala anche passaggi belli: in campo i due gol alla Germania che quest'estate ci regalarono la finale con la Spagna; fuori dal terreno di gioco, andando più indietro nel tempo, la visita con altri azzurri nel carcere fiorentino di Sollicciano. «L'ho visto emozionato», commentò Prandelli. Sprazzi di un Balotelli campione a 360 gradi.


Il futuro dell'Italia, è la convinzione del ct, ha il volto di El Shaarawy e Destro, di Insigne prestato all'Under 21, ma anche dell'Osvaldo «secondo giocatore di talento della Roma dopo Totti, ma pensa ai fatti suoi» (Zeman dixit). Il presente è ancora di SuperMario. Sta a lui decidere se vuole portare l'Italia in Brasile.

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