Bologna da basket city a terra senza canestri

La Virtus scesa in A2 per la prima volta in 87 anni E per la Fortitudo la promozione è ancora lontana

Oscar Eleni

Benedetto sia Roberto Donadoni che ha preso il Bologna calcio sull'orlo della retrocessione e lo ha salvato nell'anno orribile in cui la città del basket ha visto scendere di categoria per la prima volta sul campo in 87 anni la gloriosa Virtus dei 15 scudetti, le 8 coppe Italia e i 4 trofei europei. Notte d'inferno per le Vu Nere battute a Reggio Emilia e messe fuori dalla serie A.

Della gloriosa basket city restavano in piazza Azzarita, la chiesa del Madison nostrano, soltanto i fumogeni dei tifosi Fortitudo, i rivali di straordinari derby, che avevano perso la grande vetrina molto prima. Lacrime virtussine come quelle che avrebbe versato Lucio Dalla, tifoso vero, competente, cantando «te voglio bene assai» con il suo straordinario Caruso. Nella città dei canestri resta da condividere soltanto il male comune che non dovrebbe dare gaudio a nessuno. La Fortitudo, impegnata nei play off quasi impossibili della A2, la Virtus con pochi soldi in cassa e una squadra tutta svincolata dal passaggio di categoria, con il talento Fontecchio sul mercato a pochi euro e nessun mecenate all'orizzonte.

Un disastro annunciato prendendo alla leggera una stagione dove i numeri sono tutti contro, una sola vittoria in trasferta quella che fece cadere la testa di Sacchetti a Sassari e, per ironia, anche quella del suo successore Calvani quando i campioni persero a Casalecchio. Era l'unico due a zero che non serviva perché con le altre che combattevano per non retrocedere era in debito e per questo, pur a parità di classifica con Torino, Caserta e Capo d'Orlando, è stata castigata. Le era capitato una volta di essere così rovinata al momento delle decisioni, ma nel 1971, quando Torquemada Porelli stava ripulendo la società presa nel 1968, si salvò negli spareggi di Cantù contro Biella e Livorno.

Del domani di questa Virtus non c'è davvero certezza, anche se qualcuno spera ancora nel ripescaggio se altre società dovessero presentarsi con i conti non in regola.

Senza tanti soldi non rifai una squadra che al momento non c'è, anche se il vivaio resta uno dei più prolifici d'Italia. Dicono che ci siano americani, che già hanno salvato il calcio, interessati al recupero di una realtà che è storia vera del basket. Lo sperano in tanti, noi per primi.

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