Lato. Pelato. Un marchio di fabbrica inconfondibile per questo bomber polacco, protagonista stempiato dei Mondiali del '74 e ormai praticamente calvo a quelli dell'82. Grzegorz Lato è stato un grande del calcio di quegli anni, veloce, tosto, prussiano, visto che la sua città natale Malbork, quando si chiamava Marienburg, era stata la prima capitale del regno di Prussia. Un campione che oggi festeggia i 70 anni e che ha scalato il calcio con la sua Polonia, accompagnandola negli anni più belli della sua storia. Cresciuto nelle giovanili dello Stal Mielec, accompagna anche la crescita di questa provinciale dalla serie B alla conquista del titolo polacco del '73, una grande sorpresa per il suo paese tanto quanto lo fu in quegli anni la Polonia.
Nazionale sempre rimasta ai margini del movimento internazionale, la squadra guidata da Kazimierz Gorski, il tecnico profugo da Leopoli che fu il vero artefice del fenomeno biancorosso, comincia con il vincere a sorpresa le Olimpiadi di Monaco del '72 battendo le favoritissime Urss ed Ungheria, regine del dilettantismo di stato. Ma che l'oro olimpico non fosse un titolo effimero, la Polonia lo dimostra sul campo negli anni successivi, qualificandosi per la fase finale dei mondiali dopo 34 anni. Una qualificazione che fa scalpore soprattutto perché ottenuta a scapito dell'Inghilterra, battuta 2-0 a Chorzow e fermata sul pari per 1-1 a Wembley nella partita che rivela al mondo il magico portiere Ian Tonaszewski, capelli lunghi e fascetta sulla fronte. E proprio Grzegorz Lato è il protagonista di quella sfida leggendaria per il calcio polacco, scattando per l'enneisma volta sulla fascia, saltando Hunter e offrendo a Domarski il pallone del momentaneo vantaggio.
Ma il meglio la freccia Lato lo tiene proprio per Monaco '74 dove la Polonia continua a sorprendere tutti: piega l'Argentina, spazza via Haiti e, pur già qualificata, surclassa anche l'Italietta di Valcareggi buttandola fuori con un 2-1 senza appello. Poi, nella seconda fase, batte la Svezia e la Jugoslavia, perdendo solo per 1-0 con la Germania Ovest destinata a vincere il Mondiale in una partita giocata sotto un diluvio furibondo e con un campo allagato su cui la velocissima ala polacca ben poco riesce a fare. Nella finalina contro il Brasile però, segna il suo 7° gol mondiale (tutti quelli decisivi della sua squadra, tranne contro gli azzurri) che lo incorona capocannoniere del torneo, mettendosi dietro gente come Neeskens, Rep e Mueller oltre al suo compagno Szarmach. E quella squadra che gioca a memoria, la Polonia del talento Deyna, di Gadocha, dello stopperone Zmuda, sarà la più bella novità del 74 assieme all'Olanda di Cruijff.
Il Mondiale consacra Lato tra i grandi bomber degli anni Settanta, ma la Polonia comunista non gli consente di emigrare nei grandi club. Lui però se la vive bene a Mielec con i frutti dell'impresa: un appartamento di sei stanze, una macchina e un premio che equivale a sei anni di uno stipendio medio polacco dei tempi. Per lasciare la Polonia dovrà aspettare il 1980, dopo un altro Mondiale giocato in Argentina, anche se a chiamarlo non sarà più il Real o il Barcellona, come sarebbe avvenuto sei anni prima, ma i belgi del Lokeren, paesone delle Fiandre dove Grzegorz ritrova il vecchio compagno Lubanski e può continuare a coltivare la sua passione per la pesca.
In Belgio Lato non fa cose memorabili, ma il minimo per non uscire dal giro della nazionale e i Mondiali dell'82 sono l'occasione per un ritorno di fiamma. Sulla panchina biancorossa non c'è più il vecchio Gorski, ma anche il nuovo ct Piachniczek gli dà fiducia: non più come ala pura, ma come suggeritore per le volate del suo erede Zibì Boniek. Lato segna anche un gol, nella goleada contro il Perù, e guida la Polonia a un altro prestigioso terzo posto, battendo la Francia di Platini dopo essersi arresa solo in semifinale di fronte all'inarrestabile Pablito Rossi.
Poi per Lato arrivò l'avventura messicana e soprattutto canadese a caccia degli ultimi guadagni, ma il suo vero successo arriverà al ritorno in patria, e sarà politico.
Prima come senatore e poi come presidente della federcalcio che organizzerà gli Europei del 2012. Giusto riconoscimento per uno dei pochi calciatori che hanno saputo segnare (11 reti) in tre Mondiali consecutivi, nonché terzo bomber polacco di tutti i tempi dietro Lubanski e lo straordinario Lewandowski di oggi.
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