Milano E sono due. Due successi di fila contro rivali posizionati davanti al Milan. Entrambi con il minimo scarto ma uno più convincente dell'altro. Prima mette sotto la Lazio con Bonaventura, poi ieri sera la Samp, stessa firma, il migliore dei suoi in una serata di grande vena calcistica. E così Gattuso può raggiungere i liguri, un tempo davanti di molte posizioni e lunghezze. All'andata, il Milan di Montella toccò il punto più basso, un girone dopo, quello di Rino è capace di regalare forse la migliore perfomance di questo tratto di strada che sta diventando una suggestiva e spettacolare rimonta. L'1 a 0 non è figlio del caso o della giocata isolata ma il risultato plastico di una prova dominata per larghi tratti, abbellita da trame di geometrico spessore. Solo in materia di gol, se si esclude l'errore dal dischetto di Rodriguez e la traversa schiantata da Calhanoglu, c'è da muovere qualche appunto. Specie a Suso che sembra innamorarsi più del numero a effetto che dell'affondo perentorio. La conclusione è che la Samp soffre per lunghi tratti il calcio milanista e si libera al gol soltanto nel finale con Caprari, troppo poco per meritare qualcosa di più della sconfitta.
Se qualcuno si aspetta un Milan stanco per il viaggio scomodo in Bulgaria e anche un po' pigro, beh si sbaglia e di tanto. Non solo perché Gattuso è capace di convincere un peso mosca a sfidare Tyson ma perché la partenza dei suoi è di quelle che possono incenerire qualsiasi rivale. Anche la Samp che pure non è squadra da farsi mettere sotto facilmente. Sul valico destro, dove Suso e Calabria fanno società puntuale, Giampaolo invece patisce i maggiori tormenti e non sembra trovare al volo i giusti rimedi. Così i due sodali, dandosi il cambio, mettono sotto pressione Murru pescato in flagrante tocco di mano, procurano dapprima il rigore sprecato (dopo 7 minuti) da Rodriguez (cambia angolo rispetto all'Europa league e Viviano lo intuisce deviandolo in corner) e subito dopo costruiscono l'azione del gol rossonero con una facilità che stupisce. Bonaventura, specialista nell'andare a rimorchio di Cutrone, in area non perdona con una volèe sotto la traversa raccogliendo il servizio del difensore.
Il vantaggio milanista a quel punto risulta meritato sul piano del gioco, ricco di cambi di fronte, pieno di triangoli precisi e rischia di diventare persino più rotondo sulla sirena dell'intervallo quando la punizione studiata a tavolino ed eseguita quasi a memoria (Suso-Calhanoglu-Bonucci) procura il 2 a 0 cancellato, per fuorigioco del capitano, dal Var. Sempre Mazzoleni, in regia, decide di sorvolare su un mani di Calabria (in elevazione su Zapata) perché non si capisce bene se il fatto avviene appena dentro o fuori area, luogo dove non può intervenire per protocollo.
Sempre a dispetto delle previsioni, il Milan non molla la presa nella seconda frazione a dimostrazione di buona salute fisica e di schemi ormai collaudati che puntano sulla vitalità di Bonaventura e sul talento di Calhanoglu, una spina nel fianco della difesa doriana. Il turco, al culmine di una geometrica manovra, non ha nemmeno fortuna: prende la mira dal limite ma scheggia la traversa con Viviano battuto. Più tardi anche Suso spreca una comoda occasione per mettere al sicuro il risultato. Giampaolo rimescola il suo schieramento: fuori Barreto, Zapata e Ramirez, francamente tra i più deludenti della compagnia, e dentro le forze fresche di Caprari, Verre e Kownacki che almeno assicurano un pizzico di vivacità.
Il cambio di Gattuso è Andrè Silva che sembra rivitalizzato invece che depresso dalle recenti esclusioni: in un paio di giocate, palla al piede, mostra tutta la cifra tecnica di cui è dotato, un patrimonio da non disperdere.
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