Poter giocare un match ball per ipotecare il pass europeo già alla quarta partita dimostra il buon lavoro fatto da Roberto Mancini nelle prime tappe del girone di qualificazione. «Ora però non bisogna peccare di presunzione, guardate quello che ha fatto domenica scorsa la Francia contro la Turchia, ovvero una Nazionale che vale la Grecia, in campo si deve sempre dare il 100 per cento», così il ct. Non inganni dunque il fatto che la Bosnia, numero 68 del ranking Fifa e l'avversario almeno sulla carta più quotato del gruppo, sia capitolata malamente in Finlandia dove mancava Pjanic (in campo stasera all'Allianz Stadium di Torino nel suo stadio di club). «Gli azzurri sono i favoriti del girone, non era semplice tirarsi su dopo il Mondiale mancato e giocare così bene, ci aspetta una partita complicata», l'opinione del bosniaco della Juve. Contro la squadra di Prosinecki, quasi all'ultima spiaggia per restare attaccata alla qualificazione, l'Italia dovrà mostrare il suo solito gioco europeo, fatto di manovra e possesso, di scambi di palla rapidi e di triangolazioni strette nelle zone d'attacco. Un gioco molto lontano da quello delle squadre di serie A che, nonostante un cammino non certamente da far tremare i polsi, sta facendo risalire gli azzurri nella considerazione degli addetti ai lavori.
La truppa di Mancini, un melting pot del massimo campionato, insegue non solo la gloria immediata (la qualificazione conquistata con largo anticipo consentirebbe un lavoro più sereno e maggiori esperimenti da qui al calcio di inizio all'Olimpico di Roma di Euro 2020) ma anche un ranking migliore in vista dei sorteggi futuri (al momento gli azzurri sono al 17° posto in quello Fifa e 12° in quello Uefa a soli 20 punti dalla Germania che occupa il penultimo posto della Top Ten europea).
Cos'è cambiato? «Il ct che ha dato un'idea ben precisa alla Nazionale...», la risposta caustica e immediata di Leonardo Bonucci che potrebbe non avere al fianco Chiellini (Romagnoli è in preallarme) stasera allo Stadium in una difesa imbattuta da sei gare di fila (non accadeva dal 1990). Una risposta che sembra la definitiva chiusura al ciclo che fu e ai fantasmi di un Mondiale fallito 19 mesi fa. Verratti, dopo la gara vinta in Grecia, si era lasciato scappare un «adesso con la Svezia non perderemmo». È la mentalità di un gruppo che ha ormai messo alle spalle il passato e guarda con fiducia al futuro. «L'Italia è sempre stata terra di giocatori bravi, era impossibile non trovarli, bisognava cercarli bene», sottolinea Mancini. Che alla vigilia della gara di Torino si tiene ancora qualche dubbio. Tre, forse quattro i cambi rispetto alla formazione che ha fatto strabuzzare gli occhi in Grecia. «Ora conta la condizione fisica, qualche novità ci sarà», così il ct. Sarà magari una per reparto, a parte il dubbio succitato legato a Chiellini, con l'omonimo del ct Gianluca favorito su Florenzi sulla parte destra della difesa, Bernardeschi o Kean (entrambi nello stadio di casa) a giocarsi una maglia da titolare nel tridente d'attacco che dovrebbe cambiare punto di riferimento principale da Belotti a Quagliarella.
L'unico reparto che non cambia è il centrocampo, con il trio Barella-Jorginho-Verratti, confermato motore a pieni giri della truppa. «Se dovessi giocare in questa Nazionale, sarei io il centravanti...», scherza Mancini. Che sulle scelte precisa: «Dovrei tirare la monetina, è difficile ora escludere qualcuno.
Seguirò motivazioni tattiche e di condizione fisica». L'obiettivo è arrivare a una Nazionale con giocatori interscambiabili e se stasera arriverà l'ottava vittoria di fila nelle qualificazioni, la strada sarà in discesa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.