dal nostro inviato a Parigi
Una chiacchierata con Adriano Panatta è come fare uno slalom tra battute e sigarette. «Sì, le fumavo anche quando giocavo, ma solo 5 al giorno. Checché se ne dica io ero un tedesco, nel cibo e nei vizi. Tranne che dopo aver perso». Insomma: 39 anni dopo quel mitico 1976 (quello del tris Roma-Parigi-Davis) il tennis italiano è ancora lui, nonostante il vertice lo abbia cancellato dopo una guerra finita in tribunale (e persa da Panatta). Siccome però nessuno l'ha dimenticato, eccolo al Roland Garros al microfono di Eurosport, dai quarti di finale in cabina, in questi giorni come battitore libero a fianco dei big di un tempo: McEnroe, Wilander, la Evert. «Sono andato negli spogliatoi a salutare i vecchi amici. Li ho visti invecchiati, loro...».
Insomma Adriano, certe cose non si cancellano.
«Certo, fu fenomenale. Tra il Foro e qui non c'era pausa e arrivai un po' stanco. Al primo turno vinsi 12-10 al quinto contro Utka salvando un match point».
Come?
«Beh, facile: veronica alta e poi volée in tuffo. E tra l'altro la prima persona che ho visto qui scendendo dall'aereo è stato proprio lui. Utka. Destino...».
Com'è Parigi adesso?
«Com'è tutto lo sport: cambiato. Oggi l'Empoli va più forte dell'Olanda di Cruijff».
Meglio o peggio?
«Chissà. C'è meno fantasia, meno tempo per pensare».
Il talento?
«Quello resta, basta vedere Federer. Un fenomeno».
Più di Djokovic e Nadal?
«Novak è il tennista moderno perfetto. Nadal gioca come giocava Borg. Però Federer gioca come si deve giocare a tennis».
Ha cambiato il gioco.
«No, questo no. Quello che l'ha cambiato è stato Borg. In peggio: l'ha proprio ucciso».
Borg?
«Un amico fraterno. Mi soffriva quando era il numero 1, ce la spassiamo ancora oggi però».
Quanto?
«Ti racconto: ai nostri tempi eravamo a Marbella per un'esibizione e tra vittoria e sconfitta ballavano 30mila dollari, mica bruscolini. La sera prima cena lui beve l'impossibile...».
Lui, l'Orso?
«Bjorn è una roba da matti. Insomma: lo porto a braccia sulle scalinate e lo butto sul letto in hotel. Penso: è fatta».
Com'è andata?
«Il giorno dopo m'ha battuto 6-1, 6-2. E mi rideva pure in faccia, 'sto maledetto...».
Un grande.
«Un grandissimo: mai visto uno così. Solo lui e Tomba».
I peggiori?
«Beh, Connors si sa: girava sempre con quella mamma insopportabile. E poi Lendl».
Allora è vero: è antipatico.
«Nooo, che dici... Di più».
Torniamo a Roma: l'anno prossimo fanno 40 anni...
«Tranquilli, non si disturbino. Tanto non ci vado, non vorrei incontrare brutta gente».
Ma come: Roma senza Panatta è un delitto.
«Se devo andare al Foro compro i biglietti. E poi io resto Panatta anche senza andarci»
Un giudizio su Fognini?
«Bravissimo. Però dovrebbero dargli un manuale su Agassi. Saprebbe giocare così».
Che fa, il coach?
«Durerei 15 giorni. E poi oggi sembrano più dei maggiordomi, delle dame di compagnia. Vedo certa gente in giro...».
Tipo?
«Tipo che Edberg e Becker hanno qualcosa da insegnare, ma chi è stato una pippa in campo che può dirti? È che se sei stato una pippa, vuoi rifarti. E allora fai il coach. O il dirigente».
E la Mauresmo che allena Murray?
«Ma per carità: le donne giocano tutte uguali. Solo la Schiavone sapeva buttarla un po' in caciara. E infatti qui ha vinto».
E qui chi vince?
«Djokovic. Pare imbattibile».
Parola di telecronista?
«Di commentatore, perché se io vedo una puttanata lo dico. E mi diverto: l'ho fatto anni con Galeazzi, uno spasso. Qui mi trovo bene con Ocleppo che mi dà corda. Sono stato suo capitano di Davis, per cui...».
Per cui è l'ora di un'altra sigaretta. Però: chi è il nuovo Panatta?
«Scherzi? Come Panatta non c'è nessuno».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.