Brasile, c'è il tabù Europa. La danza della discordia per alzare la sesta coppa

Dal 2002 a secco e sempre fuori contro squadre europee. Ma l'esultanza divide: "Nostra cultura"

Brasile, c'è il tabù Europa. La danza della discordia per alzare la sesta coppa

Venti anni senza vincere un Mondiale. E tutto per colpa del tabù europee. L'ultima volta del Brasile fu nel primo storico Mondiale giocato in Asia, il ritorno alla vittoria potrebbe essere nella prima rassegna iridata giocata in inverno. Ma già quarti c'è il solito ostacolo del Vecchio Continente da superare, la Croazia dal solido ed esperto centrocampo che in due Mondiali ha perso solo la finale del 2018.

Francia, Olanda, Germania - nella funesta semifinale casalinga del 2014 - e Belgio nell'ordine le squadre che hanno frenato il sogno della Seleçao nelle ultime edizioni. Ora il ct Tite, al passo d'addio che vorrebbe fosse trionfale, dovrà vedersela con il realismo del collega Dalic - al quale però manca un centravanti di alto livello - e il talento di Modric, per la verità non del tutto espresso finora in Qatar. Due finora i precedenti al Mondiale, entrambi agli albori del torneo: altrettanti successi brasiliani ma sofferti, l'l-0 siglato da Kakà nel 2006 e il 3-1 del 2014 maturato però nei minuti finali. Con strascico polemico da parte del difensore Lovren, anche oggi in campo, per un contrasto con Fred giudicato da rigore che fece svoltare la gara. «Facciano direttamente vincere la Coppa al Brasile...», disse l'allora giocatore del Liverpool, battuto dai verdeoro anche in un'amichevole nel 2018. In realtà quel trofeo andò alla Germania che aveva distrutto la Seleçao nel penultimo atto del torneo.

Oggi Lovren - in gol nella finale di 4 anni fa - dovrà fronteggiare, insieme al sorprendente compagno di reparto Gvardiol, Richarlison, già 3 gol. Il calciatore bosniaco di genitori croati, che dovette rifugiarsi in Germania per 7 anni a causa della guerra, ha iniziato a farsi strada nel calcio grazie alla Dinamo Zagabria. Ora è il capitano dello Zenit ed è l'unico calciatore presente in Qatar che gioca in una squadra russa. «Ingiusto non vedere la loro Nazionale ai Mondiali, così come l'Italia e il mio amico Salah», aveva dichiarato prima dell'inizio della rassegna. Tanti i protagonisti attesi, dal ritrovato Neymar (tre gol in due gare con i croati) al baby Vinicius Junior passando per l'interista Brozovic - suo il nuovo record di chilometri percorsi in una gara (16,7) - e l'ex nerazzurro Perisic, già 6 reti mondiali.

«Il balletto del Brasile? Non mi piacerebbe se i miei festeggiassero così», ha sottolineato Dalic sul tema delle coreografie studiate dai calciatori della Seleeçao. «Quei balli rappresentano la cultura brasiliana e non screditano nessuno», ha detto sull'argomento Tite. Pronto a migliorare nella danza e a non snaturare la sua squadra nonostante la forza dell'avversario. Il Brasile è una delle squadre che ha più impressionato Alberto Zaccheroni, che è nella commissione tecnica della Fifa in Qatar: «Nella gara contro la Corea, mi ha colpito che i giocatori offensivi, finché il risultato era ancora in bilico, non rimanevano fermi sulla perdita del pallone ma rientravano per marcare.

E il loro 4-1-4-1 dimostra che non esistono più le tradizionali tre linee difesa-centrocampo-attacco». Il pronostico è verdeoro, la Croazia - già guastafeste 4 anni fa e specialista nelle gare mondiali finite oltre il 90' - vuole sovvertirlo.

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