Qatar 2022

Brasile, la caccia alla sesta parte dal fortino della Signora

L'ex presidente Bolsonaro divide Neymar e il ct Tite. La federcalcio: niente politica in nazionale

Brasile, la caccia alla sesta parte dal fortino della Signora

Cinque titoli, l'unica nazionale sempre presente, il Brasile vuole cucire in Qatar la sesta stella iridata sulla sua maglia, ma proverà a infrangere un tabù amaro per i sudamericani. Negli ultimi quattro tornei iridati il titolo è rimasto in Europa con italiani, spagnoli, tedeschi e francesi, anche se la Seleção arriverà in Medio Oriente tra le favorite.

Il Brasile ha chiuso le qualificazioni mondiali al vertice del girone sudamericano senza sconfitte. Ciò che preoccupa il commissario tecnico Tite - vero nome Adenor Bachi, una «c» sola per un errore notarile rispetto ai Bacchi bisnonni italiani originari di Viadana ed emigrati a Caxias do Sul - è la mancanza degli scontri diretti contro gli europei. L'ultima volta risale al 26 marzo 2019: 3-1 sulla Repubblica Ceca in amichevole a Praga. Poi la pandemia e l'indisponibilità di date delle nazionali del vecchio continente, soprattutto dopo la nascita della Nations League, non lo hanno più permesso. È da quel 2-0 sulla Germania nella finale del 2002, l'ultimo Mondiale vinto, che il Brasile non batte una nazionale europea in partite ad eliminazione diretta del torneo iridato.

Tite assunse il timone della Seleção nel 2016 ed è stato l'unico ct del suo Paese riuscito a rimanervi per i quattro anni successivi a un Mondiale non vinto. Ha già detto che lascerà la Nazionale dopo il Qatar e quando gli hanno chiesto in quale altro Paese gli piacerebbe lavorare ha subito risposto: Italia. Prima delle elezioni politiche, aveva sottolineato che non si sarebbe recato - se fosse stato rieletto - dal presidente Bolsonaro né prima né dopo il Mondiale con qualsiasi risutato sul campo. Il fuoriclasse della Seleção Neymar ha invece sostenuto pubblicamente Bolsonaro ed è stato perciò bersagliato da critiche tra cui quella di Walter Casagrande Júnior, ora cronista ed ex attaccante di Ascoli e Torino: «Tifo per la nazionale ma penso che sia inammissibile per un giocatore sostenere un candidato fascista, razzista, omofobo, sessista, aggressore di donne, bugiardo». La Confederazione Brasiliana di Calcio ribadisce che non vuole politicizzare la nazionale. La maglia gialla della Seleção viene spesso utilizzata da partigiani di Bolsonaro nelle manifestazioni.

Da ieri il Brasile si prepara al centro sportivo della Juve alla Continassa prima di partire per il Qatar (il 19 novembre) dove affronterà Serbia, Svizzera e Camerun. Proprio i tre italiani convocati da Tite per il Mondiale sono bianconeri: Danilo e Alex Sandro, candidatissimi a titolari sulle fasce, e Bremer. Proprio Neymar, che a 30 anni ammette che questo potrà essere non solo il suo terzo ma anche l'ultimo Mondiale, e Marquinhos hanno perso l'aereo che da Parigi doveva portarli a Torino e quindi hanno saltato il primo allenamento con la squadra.

Nella rassegna iridata l'asso del Psg potrà svolgere diversi ruoli: trequartista, esterno alto, falso nove. Per Casagrande, però, i migliori brasiliani in Qatar dovranno essere altri: «Vinícius Júnior ha la possibilità di essere il protagonista della Coppa del Mondo come Paquetá e Pedro se giocherà. Penso che sarà il Mondiale dei giovani». Paquetà, che non ha fatto bene al Milan, in nazionale gode di prestigio. Pedro quasi non ha giocato con la Fiorentina, ma recentemente ha vinto la Coppa del Brasile e la Libertadores col Flamengo, nella quale è stato capocannoniere con 12 reti. Molte critiche, poi, per la convocazione dell'ex juventino Dani Alves, che a 39 anni se giocherà diventerà il brasiliano più anziano nella storia del Mondiale (il record è di Djalma Santos, che nel 1966 ne aveva 37).

Dani Alves non sta giocando per il Pumas, suo club in Messico, e negli ultimi tempi manteneva la forma allenandosi col Barcellona B.

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