Il Brasile dice no all'Italia per l'estradizione di Robinho

L'ex calciatore è stato condannato a nove anni di carcere ma il Brasile non concederà l'estradizione. L'Italia, però, potrà richiedere che sconti in patria la pena

Il Brasile dice no all'Italia per l'estradizione di Robinho

"Sulla base dell’articolo quinto della Costituzione, il Brasile nega l’estradizione dell’ex attaccante del Milan Robinho, condannato in Italia in via definitiva a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo. Tuttavia, grazie alla cooperazione giuridica, l’Italia può chiedere il trasferimento dell’esecuzione della pena in Brasile". Lo riferisce l'agenzia Ansa che ha appreso la notizia da fonti locali. L’articolo quinto della Costituzione brasiliana, infatti, prevede che nessun cittadino brasiliano sia estradato, salvo eccezioni che qui non ricorrono. La richiesta di estradizione era stata presentata a inizio ottobre ma è stata appunto rigettata. Tuttavia, grazie alla cooperazione giuridica, l'Italia potrà chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena in Brasile.

L'ex calciatore di Manchester City, Milan e Real Madrid era stato condannato in via definitiva il 19 gennaio scorso a 9 anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo su una 23enne albanese. La Suprema Corte aveva reso definitivi i 9 anni decisi dal Tribunale milanese, a seguito dell'inchiesta del pm Stefano Ammendola, e confermati dalla Corte d'appello. Per l'ex attaccante e per l'amico nel corso delle indagini non erano state emesse misure cautelari, mentre altri uomini, che avrebbero preso parte alle violenze, non erano stati trovati.

Il reato risale al 2013, quando Robinho si trovava in Italia visto che vestiva la maglia del Milan con cui vinse uno scudetto, una Supercoppa Italiana con 32 gol realizzati in 144 presenze totali. Il giocatore brasiliano insieme ad un gruppo di amici si recò in un noto locale milanese dove la ragazza in questione stava festeggiando il suo compleanno. Secondo le ricostruzioni avvenute in questi anni la donna avrebbe bevuto fino a diventare incosciente e la presunta violenza sessuale sarebbe avvenuta nel guardaroba del locale. La condanna della Corte d'Appello di Milano fu netta evidenziando il “particolare disprezzo nei confronti della vittima, che è stata brutalmente umiliata".

La speranza del legale della giovane

"È una decisione formalmente corretta ma nella sostanza ha trasformato la garanzia costituzionale brasiliana in uno strumento di impunità, vanificando l'esecuzione di una pena che è stata regolarmente accertata dalla giustizia italiana", le parole all'Ansa dell'avvocato Jacopo Gnocchi, legale

della giovane. "Auspichiamo, a questo punto che almeno vi sia una richiesta di esecuzione della medesima pena in Brasile, e questo anche per una più generale tutela delle donne, vista la risonanza del caso".

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