Brividi Balotelli, Prandelli nei guai

Supermario a letto per un attacco influenzale. Con Osvaldo, in allarme Destro, Giovinco o Gilardino

Piove sul bagnato, tanto per rievocare la biblica arca di Noè arenatasi sul mitico monte Ararat che sovrasta la città di Yerevan, trasferta inedita per gli azzurri. Alla vigilia della sfida con l'Armenia, 72ª avversaria della storia ultracentenaria dell'Italia, l'incognita si chiama Mario Balotelli. Una banale sindrome influenzale mette a rischio l'attaccante del City per la partita di stasera e rischia di far saltare l'ipotesi studiata da Prandelli nella ricerca costante del tandem offensivo ideale: la decima coppia d'attacco schierata nei 26 mesi della sua gestione azzurra, composta da Osvaldo e SuperMario, che porta in dote solo 65 minuti insieme nell'amichevole del novembre scorso contro l'Uruguay all'Olimpico di Roma. Insomma i due «reietti» nei propri club, visto il rapporto con gli allenatori: Zeman lo ha escluso nell'ultima partita dei giallorossi per problemi tattici (Osvaldo non vuole giocare a destra dove invece il boemo - che lo ha anche accusato di poco impegno negli allenamenti - lo vedrebbe bene), Mancini gli ha tolto una maglia da titolare per i suoi eccessi fuori dal campo (vedi il vizio del fumo).
Ma nella cupa serata di Yerevan, durante la quale un giornalista armeno si è inserito a sorpresa nel gruppo azzurro durante il «torello», anche il romanista ha tenuto con il fiato sospeso il ct: una botta alla tibia dopo uno scontro con Sirigu (piede destro forse troppo alto in uscita) ma nessuna conseguenza grave. Osvaldo sarà dunque in campo o con Balotelli (decisiva la nottata) o in alternativa con uno tra Destro, Giovinco e Gilardino, i nomi più gettonati per la sostituzione della punta del City. Nel primo caso sarebbe ricomposta la coppia della Roma, nel secondo c'è un precedente di 73 minuti, nel terzo si tratterebbe di una novità assoluta in nazionale (anche se i due sono stati compagni nella Fiorentina). Da escludere El Shaarawy: troppo inesperto il milanista per una partita così importante.
Accantonata così per il momento la ricerca di nuove formule all'insegna del rinnovamento, Prandelli torna all'antico. Ovvero al modulo dell'Europeo, quello del centrocampo ruotante, un fantasmagorico quadrilatero di giocatori dai piedi buoni che si scambiano posizioni e fanno dell'inserimento il loro verbo tattico. L'Armenia è una bella incognita: i risultati delle ultime qualificazioni e report degli osservatori del ct azzurro dicono che la nazionale caucasica è una delle realtà emergenti più vive del panorama europeo. Anche se suona strano che una nazione che ha fatto i conti con le dominazioni ottomane e la tragedia del genocidio, l'inglobamento nella galassia sovietica e l'influenza della cultura iraniana ora corra per un mondiale di calcio spalla a spalla con il vecchio Continente.
«Ci aspettiamo una partita difficile con molti capovolgimenti di fronte e dovremo mantenere le distanze e giocare con velocità - mette in guardia Cesare Prandelli sulla pericolosità dell'Armenia, squadra giovane e di talento -. Hanno una buona interpretazione del gioco offensivo con il capocannoniere della Russia e il calciatore dello Shakhtar (Mkhitarian, ndr) che Lucescu definisce simile a Kakà. Insomma una formazione moderna che ha la capacità di alzare il ritmo durante la partita. Noi dobbiamo trovare l'intensità di gioco, perchè il gioco l'abbiamo sempre cercato, e dobbiamo alzare il ritmo per sfruttare la nostra qualità. Tutti mi hanno fatto vedere un piglio diverso, la consapevolezza che qui ci vuole una svolta rispetto al cammino di questo inizio stagione (pareggio a fatica a Sofia e vittoria stentata con Malta, ndr) mi pare sia stata recepita».
Le incognite più insidiose restano così le tensioni dei club, in particolare i mugugni del patron del Napoli De Laurentiis per i sospetti favori agli juventini, allenatisi a parte a Coverciano («solo invenzioni, si sono portati i compiti da casa come avviene sempre per i calciatori nei primi due giorni del ritiro», la risposta piccata del ct) e l'ombra delle scommesse con convocazioni «scomode» («Ranocchia? Non condanno un indagato...»). Certo è che la partita con l'Armenia è la prima delle due sfide chiave per guadagnarsi il Mondiale brasiliano.

«Tra me e Prandelli sarà come una partita a scacchi - dice il ct armeno Minasyan, facendo un parallelo con lo sport più amato a Yerevan dall'era sovietica in poi - perché il calcio è come trovarsi di fronte a una scacchiera: non contano i piedi, ma la testa. Se battiamo l'Italia sarà festa nazionale». Come dargli torto?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica