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Brocchi e Mancio in bilico tra il futuro e il bis di Ibra

Cristian: "Tutto in 2 gare". Roby: "Se non mi vogliono, straccio il contratto". Ma entrambi aprono a Zlatan che saluta il Psg: "Me ne vado da leggenda"

Brocchi e Mancio in bilico tra il futuro e il bis di Ibra

nostro inviato a Milanello

Ciao Balo, come stai? «Bene».

Sei contento? «Sì».

Giochi? «Non lo so».

Le ultime su Mario Balotelli confermano che ha a disposizione due partite per convincere il Milan, lo ha detto anche Cristian Brocchi. Sul caso si può tranquillamente anticipare il notiziario alla mezz'ora della ripresa di Juventus-Milan del 21 maggio: Mario ha a disposizione un quarto d'ora per convincere il Milan.

Dando per scontato l'utilizzo di Bacca, Brocchi ha precisato: «Non ho ancora deciso. Ho diversi giocatori a disposizione e idee chiarissime su chi mi dà garanzie. Luiz Adriano ha sempre mostrato grande spirito e voglia, sono sicuro che se lo chiamo sarà pronto. Niang sta seguendo un programma personalizzato. È stato fermo tanti giorni, ci chiedevamo se saremmo riusciti ad averlo per la finale con la Juventus, ora ne siamo certi. Vedremo chi sceglierò». Sul tema attaccanti c'è l'eccitante addio parigino di Zlatan Ibrahimovic: «Gioco la mia ultima partita con il Paris Saint Germain. Qui sono arrivato da re e me ne vado da leggenda». La modestia non gli ha mai fatto difetto, è ancora un top player con un ex contratto di 28 milioni lordi. Stiamo parlando di Zlatan Ibrahimovic e del suo pard Mino Raiola, due che hanno sempre piazzato in prima fila gli euro. Brocchi fa: «Mi chiedete di Ibra quando sono davanti a due partite che possono cambiare la stagione del Milan e la mia? Poi penserò a Ibra». Ora ci può stare che la cordata cinese che ha ricevuto dal Cavaliere l'esclusiva a tempo, entri e come business card metta la figurina dello Zlatan, 35 anni a ottobre, ma poi è difficile convincere i tifosi che in ballo ci sia anche un progetto. I cinesi sono volenterosi ma col calcio ancora ci ragionano poco, per loro stessa ammissione. Il Milan non può permettersi un ingaggio di questo livello, neppure l'Inter: «Ibrahimovic ha fatto una stagione straordinaria - ha detto Mancini -, strano che il Psg lo lasci andar via così. È un giocatore che cambia le partite, è fortissimo». Due club che non navigano fra i lingotti, hanno un disperato bisogno di liquidità e la stanno cercando negli angoli più remoti del calcio convinti che lì ci sia il futuro. Senza data, ipotetico, con una controparte abituata a trattare su più tavoli, un approccio al business diverso e un obiettivo che non mette in prima fila i club italiani ma l'espansione del football nel loro paese. Finalità più che legittima ma che fa riflettere. Il vicepresidente Zanetti è a Pechino dove oggi inaugura la terza Inter Academy, grande entusiasmo ma in programma nessun contatto con quelli della Suning Group Commerce, anche se l'immagine del club in Oriente migliora sensibilmente. Milan e Inter ci sono dentro fino al collo e il futuro di Brocchi è indissolubilmente legato agli sviluppi societari. Adorato da Silvio Berlusconi ma certamente non un uomo immagine per una nuova cordata. Su Mancini nuove perplessità senza che faccia qualcosa per respingerle: «Serve chiarezza - ha detto ieri -. Se l'Inter mi vuole, bene, oppure strappiamo il contratto». In sè è un ragionamento che non fa una grinza ma diverso sarebbe stato se avesse detto: io voglio restare, se poi Thohir ne vuole un altro...

Le perplessità aumentano in quanto Diego Simeone, che non è uno stordito, ha fiutato qualcosa. Sa che, indipendentemente dall'esito della finale Champions di San Siro, questo Atletico lo ha spremuto come un limone e una ennesima stagione grandi firme è irripetibile. Così ha lanciato segnali continui proprio all'Inter, come se avesse trovato un varco.

Non sono momenti bellissimi e un derby sullo Zlatan metterebbe tristezza, con la bizzarria di un Milan che dovrà tifare Inter per raggiungere un preliminare di Europa league per poter poi disputare un turno di play off che gli consentirebbe di accedere ai gironi. Peraltro sembra la strada più alla portata per giocare in Europa, rispetto alla finale di coppa Italia che darebbe un accesso immediato: «Dovremo tifare Inter- ha ammesso Brocchi - a volte succede. Ma quando si è costretti a sperare nei risultati degli altri, vuol dire che da qualche parte hai sbagliato».

L'ha detto lui, non noi.

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