Bye bye Baronetto Wiggins Il Giro british non fa per lui

L'inglese accumula 3' di ritardo anche nella tappa più facile e breve

Bye bye Baronetto Wiggins Il Giro british non fa per lui

dal nostro inviato a Treviso

Non serve nemmeno il decoder per vedere il Baronetto: criptato definitivamente, fine delle trasmissioni. Con il Giro ha chiuso. Tira persino aria di ritiro. L'avvincente reality del dream-team Sky, titolo "Chi porta i pantaloni in casa Wiggins?", propone la soluzione senza ulteriori intrighi domestici: da qui in avanti comanderà Uran, il colombiano assunto per fare il domestico, ora padrone di casa e comodamente sistemato con i piedi sul tavolo.

Bye bye Wiggins. Che resti o se ne vada non è poi così importante. Il vincitore del Tour era calato in Italia cullando il sogno della grande accoppiata, puntando tutto sul rosa. Niente da fare, il Giro è perso. Aveva cominciato a perdere già dai primi giorni, finisce di perdere nella tappa più corta e più facile. Se lo porta via l'onda di piena. Alla partenza gli pesa la sinusite, strada facendo gli pesa la pioggia feroce, verso la fine gli pesa ancora una volta, più di tutto, una discesa: non è niente di che, ma la affronta nel modo suo, ormai una griffe mondiale, Dolce&Gabbato. A livello agonistico, con l'aria che tira al Giro, è come un bisteccone sanguinolento sventolato davanti alle tigri. Difatti, le tigri fiutano subito e non c'è più scampo. Al traguardo, dove il più grande sprinter di sempre - Mark Cavendish - firma la vittoria numero cento, il Baronetto si presenta con un ritardo biblico. Irrimediabile. Non lo rimedierebbe neppure Nembo Kid.

Magari non è molto cavalleresco infierire proprio adesso, di fronte agli oggettivi guai fisici dello sconfitto. Però merita rispetto anche la verità. E allora non bisogna esitare a dirla: Wiggins non esce umiliato dal Giro per accidenti sanitari, ma perché gli altri sono più forti. Perché Nibali lo stronca in modo netto. La fine del Baronetto non comincia certo a Treviso: è di tutti i giorni, su tutti i terreni. Wiggins si stacca sulla prima salita di Serra San Bruno, Wiggins va piano nella "sua" crono di Saltara, soprattutto Wiggins si stacca in modo imbarazzante lungo tutte le discese (a Pescara è Fantozzi nella Coppa Cobram, potrebbe tranquillamente finire sulla tavolata della trattoria "Al curvone").

La verità è che il Giro non è il Tour. Là spazi ampi, lunghi vialoni, salite armoniche. Qui spazi ristretti, tracciati nervosi, salite verticali. L'errore di calcolo e di programmazione, per l'iperprogrammatore inglese, sta tutto qui. Il resto è poi colpa di questo simpatico maggio alluvionale. Wiggins si rivela l'unico british a uscire di casa senza ombrello. Vedendolo all'opera, il suo disagio appare evidente. Ogni giorno un terrore crescente. Sarà l'icona del Giro 2013.

My God, si legge sul volto incredulo e attonito del Baronetto: dove sono finito? Mi ritrovo nella terra di Cristoforo Colombo e non ho neppure la Nina, la Pinta e la Santa Maria.

C'è qualcuno che abbia un salvagente, in questo dannato Paese di navigatori?

P.S.: enorme successo sta riscontrando il nostro corso pratico d'inglese, per la visione del Giro sui modernissimi canali Rai. Lesson two: "Angitola Lake". Traduzione: "Lago di Angitola".

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