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C'è un'Italia al Mondiale. Azzurri "anema e core" a casa di Kvaratskhelia

Finale col brivido, stavolta vincente: in Georgia arriva il pass davanti al giocatore napoletano

C'è un'Italia al Mondiale. Azzurri "anema e core" a casa di Kvaratskhelia

Gianmarco Pozzecco si rotola felice abbracciato ai suoi bassotti sul legno duro di Tbilisi, Georgia non più staliniana, festeggiando la seconda qualificazione di fila al mondiale dell'Italia. Con lui e i suoi cavalieri sarmati non ti annoi davvero mai. Gli piacciono i finali col brivido e se contro la Francia e la Spagna ci era andata male ieri ha avuto il suo premio uscendo da vincitore dall'arena. Un punto soltanto, 84-85, chiedendo al cuore di non fermarsi quando Pajola la tigre, uno dei grandi sul campo, falliva due tiri liberi a 7 secondi dalla fine. L'assalto finale dello Shengelia incatenato per i primi 20 minuti (1 punto) non toglieva ad Azzurra gioiosa la felicità ed il biglietto per i mondiale dell'anno prossimo fra Filippine, Indonesia e finali in Giappone.

Capolavoro tutto «anema e core», sempre avanti o quasi, ma sempre con l'angoscia dentro, soprattutto dopo aver perso per espulsione dopo quasi 3', nel secondo quarto, il Mannion che si era presentato con un bel 2 su 2 nel tiro dall'oceano dei tre punti. Un tormento nell'estasi davanti al Kvaratskhelia, meraviglia del Napoli imbattuto, che faceva il tifo per la sua Georgia anche quando vedeva incatenato il capitano Shengelia dai ninja del Poz.

Elettricità e luci intermittenti, pareggiando a rimbalzo, scoprendo che al centro sia Tessitori, 15 punti, che Biligha potevano difendere le mura, anche se ogni tanto Shermadini trovava il suo cielo.

Difesa organizzata proprio bene per non far mai diventare pericoloso l'uomo della Virtus, quello che non c'era a Brescia quando, dopo l'infortunio a Gallinari, l'Italia rimontò una partita nata storta.

Ieri è stato sempre Shengelia, dopo il Mc Fadden naturalizzato del Michigan (13 punti), l'inatteso Berishvili che gioca in Iraq (13) a prenderci per la coda quando eravamo quasi in vista del traguardo.

Ci voleva un atto di fede della squadra sostenuta così bene nei primi tre tempi da un Vitali sempre lucido (11), dal Tessitori che non ti aspetti (15), dal Pajola che trovavi in tutti i punti caldi della battaglia come Biligha, ma apparentemente sfiduciata quando il tiro da tre calava dal 50% a percentuali dal mal di fegato. Solo un visionario come il Poz, dopo aver visto Spissu sbagliare tanto, perdere molti dei 15 palloni regalati ai georgiani, poteva riaffidarsi a lui e al quasi esordiente Severini per aiutare Ricci a saccheggiare l'accampamento nemico.

Shengelia, arrivato a 15 punti, ci metteva sotto e a 4'14 dalla fine dalla fine sembravamo condannati sul 74-69, dopo un mortificante parziale di 16 a 9. Servivano magie mentre la strategia difensiva copriva le perdite. Severini, i liberi di Pajola e poi Spissu con la terza tripla della sua notte fra i pope ortodossi del greco Zouros. Rivedendo le luce e le stelle ci siamo ritrovati i georgiani a 1 punto con 7 secondi da non dimenticare.

È andata bene siamo al mondiale senza dover cercare altro nelle finestre di febbraio da dove entra sempre polvere di polemiche fra chi litiga senza mai pensare al vero benessere dei giocatori.

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