Alghero Cento motivi per amarlo, ma altrettanti per temerlo. Forse il limite neanche tanto apparente del Giro delle Cento edizioni è proprio questo: troppo bello e duro per poter essere garanzia di spettacolo. La speranza è essere smentiti. Travolti dalla fantasia di un cast d'eccezione.
Gli interpreti ci sono tutti. All'appello manca solo Chris Froome, che pensa alla campagna di Francia, a luglio, per centrare un fantastico poker al Tour. Non ci sarà Alberto Contador, dotato di classe purissima, ma che ha ormai sul groppone l'usura di anni sulle strade del mondo. Non ci sarà il nostro Fabio Aru, che è qui in Sardegna come testimonial della sua terra, ma il Giro è costretto a vederlo solo in tivù, a causa di un incidente al ginocchio che l'ha messo fuori dai giochi. Poi manca lui, il numero 21, l'assenza più presente. L'assenza più pesante. L'assenza più sentita e dolorosa: quella di Michele Scarponi. Per il resto qui ad Alghero, per questo Giro Cento, ci sono davvero tutti.
Non ci saranno nemmeno Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni, campioni solo di scorrettezza: i due corridori della Bardiani CSF infatti sono risultati positivi a un controllo antidoping a sorpresa dell'Uci e hanno dovuto lasciare il gruppo ancor prima di iniziare. Cent'anni di pedalate rosa non hanno insegnato niente. C'è ancora qualcuno che cerca le solite scorciatoie senza successo... E dunque anche il Giro con il vestito della grande festa parte già macchiato.
Si va sulle isole, sui vulcani, incrociando la storia e celebrando le bellezze di un'Italia pronta a festeggiare il Giro e per questo anche a festeggiarsi. Sulla carta non manca niente al Giro numero Cento, che con abbastanza cronometro (67 chilometri, il doppio del Tour, ndr) e un campionario di salite di prima grandezza (due volte lo Stelvio nella stessa tappa con il Mortirolo) ha già scelto l'identikit del vincitore: il colombiano Nairo Quintana.
Una cosa è certa, nell'albo d'oro come centesimo vincitore entrerà un campione vero, non un outsider. «È un Giro molto duro, estremamente esigente, che mi piace tantissimo, ma come tutte le corse, oltre ad essere belle sulla carta lo devono essere anche sulla strada. Io sono qui per dare il massimo, e per me il massimo è vincere», conferma il grande favorito della corsa rosa Nairo Quintana, il quale aggiunge: «Sono qui per cercare non solo di vincere il Giro Cento, che quest'anno ha un valore speciale, perché profuma di storia, ma voglio anche capire se è possibile tentare nel ciclismo moderno l'accoppiata Giro-Tour nello stesso anno. Nessuno può dire se questo sia ancora possibile, io posso dare una risposta».
Gli organizzatori hanno cercato di toccare il maggior numero di regioni possibili - alla fine ne attraverseremo 16 - proponendo in apertura la doppia sfida isolana: prima tre giorni in Sardegna e poi due in Sicilia con l'Etna chiamato ad emettere i suoi verdetti.
Poi la lenta risalita dello stivale con il Blockhaus, l'impegnativa cronometro umbra, le insidie dell'Appennino tosco-romagnolo, le volate della Pianura Padana prima di tornare a salire verso il traguardo di Oropa e da lì entrare in un turbinio di montagne che sembra infinito: arrivando a Bergamo si ripercorre il finale del Lombardia e dopo il giorno di riposo c'è il tappone con Mortirolo e la doppia scalata dello Stelvio. Come dire si salvi chi può...
E poi le Dolomiti che daranno il colpo di grazia, prima del gran finale con la crono da Monza a Milano, per festeggiare la rosa più bella. L'ultima, quella che vale il Giro delle Cento edizioni. Sperando che sia anche il Giro delle cento emozioni.
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