Dopo il calcio, ecco il rugbyL'odissea in torpedone del Camerun che ci riprova

Notti all'aperto, 1400 km percorsi in 5 giorni pur di disputare il campionato africano

Giorgio Coluccia

Sembra un'altra era, un altro mondo. Mentre in Giappone il gotha del rugby mondiale si contende il titolo più ambito, con i quarti di finale al via sabato, il volto proletario della palla ovale racconta una delle storie più incredibili degli ultimi tempi. Che sembra quasi surreale nell'epoca degli sponsor miliardari, delle distanze azzerate dai voli intercontinentali e dai social sempre accesi. La traversata record arriva dall'Africa, dove la Nazionale di rugby del Camerun ha preso parte per la prima volta a una competizione internazionale, partecipando alla MEA Rugby League Championship disputata in Nigeria.

In confronto le fatiche sul campo saranno sembrate una passeggiata visto che i Leoni Indomabili, per via della scarsità dei fondi a disposizione, hanno raggiunto Lagos, la capitale nigeriana, addirittura in autobus, sobbarcandosi cinque giorni interi di viaggio, quasi 1400 chilometri lungo strade impervie e a volte perfino inesistenti. I giocatori hanno mangiato e dormito sul bus, lungo il tragitto hanno incontrato qualcosa come 15 posti di blocco e sono arrivati allo stadio Teslim Balogun appena due ore prima del debutto. In campo hanno perso 8-4 contro il Marocco e tre giorni dopo 10-4 contro il Ghana, facendo però registrare due storiche mete con Emmanuel De Porta e Nguele Hermand.

Per il viaggio di ritorno stesso identico calvario, tanto che domenica scorsa la Rugby League European Federation ha diffuso la lieta novella del rientro a casa con un comunicato di sollievo: «I ragazzi del Camerun ce l'hanno fatta, dopo uno dei viaggi più duri e coraggiosi di sempre. Lungo il tragitto hanno cercato di rapinarli, gli hanno puntato le pistole addosso e la squadra è stata perfino arrestata quando non avevano da pagare al checkpoint, perché i soldi erano tutti finiti». In Africa il rugby è uno sport in forte espansione, sebbene la strada da fare sia tutta in salita: al Mondiale in corso da quel continente sono presenti solo l'immancabile Sudafrica e la Namibia in qualità di vincitrice della Coppa d'Africa.

Il general manager della selezione camerunense, Carol Manga, emigrato in Australia per fare il medico, ha sintetizzato così l'avventura: «I ragazzi hanno realizzato un sogno, nonostante le difficoltà. Il viaggio è stato terribile, ma questo li ha uniti ancora di più». Per il Camerun si tratta di una frontiera inedita, le fortune sportive sono sempre arrivate dal calcio, come testimonia l'impresa di Italia 90 (ai quarti con Roger Milla e N'Kono) e il primo oro alle Olimpiadi, conquistato a Sydney 2000 ai rigori contro la Spagna e con un giovanissimo Samuel Eto'o.

Stavolta tocca al rugby, lo sport non conosce confini e le storie arrivano anche dall'imprevedibile. Che sia lo Zaire ai Mondiali del 74, con la famosa punizione al contrario di Mwepu, o che siano i bobbisti venuti dalla Giamaica per le Olimpiadi invernali di Calgary 88. Tutto può accadere.

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