Il calcio "infetto" non finisce domenica

Ipotesi porte chiuse fino all'8 marzo. Imbarazzo Lega per lite Atalanta-Lazio

Il calcio "infetto" non finisce domenica

Stasera si comincia col calcio italiano a porte chiuse. Tocca a San Siro, teatro triste e malinconico degli ottavi di Europa league con Inter-Lodogorets (senza giornalisti e telecronisti al Meazza) preceduto dalla processione di mascherine della comitiva in arrivo da Razgrad. Scene da film più che da calcio europeo. Ma si comincia in vista poi del fine settimana che, a dispetto di qualche pittoresca proposta su Juve-Inter, non potrà che rispettare il calendario previsto, appuntamento a domenica sera, per due motivi molto semplici. Primo: l'Inter si opporrebbe allo spostamento; secondo: qualche giorno dopo c'è la coppa Italia col viaggio a Napoli di Conte. Soluzione impraticabile. Piuttosto non si arrendono i politici sul mancato passaggio dalla pay tv alla trasmissione in chiaro della sfida: Tajani di Forza Italia e La Russa di Fratelli d'Italia hanno firmato dichiarazioni per sollecitare in tal senso un intervento legislativo. Da stasera fino a domenica, a targhe alterne, con Milan-Genoa cioè, Milano farà i conti con questa cruda realtà. E secondo le previsioni di alcune fonti qualificate, il blocco sarà confermato, in Lombardia, anche nella prossima settimana, la prima di marzo. Per fortuna ieri dalla Francia è arrivato il via libera ai tremila juventini per la sfida con il Lione.

I veti, in questi giorni di grande tensione, sono diventati la nota dolente del calcio italiano. Ne è plastica testimonianza il caso di Atalanta-Lazio, gara rimasta bloccata a sabato prossimo nonostante le ripetute richieste dell'Atalanta di anticipare la partita al venerdì per consentire alla squadra di Gasperini di avere 24 ore in più per recuperare energie in vista del trasferimento successivo a Valencia. Lotito si è opposto, Percassi ha chiamato in causa il neo-presidente della Lega di serie A Dal Pino che si è comportato in modo pilatesco nonostante il regolamento gli consenta di adottare un provvedimento d'autorità in mancanza dell'accordo tra le parti in causa.

È vero che alcuni suoi predecessori, specie Beretta, hanno sempre adottato questo criterio: anticipo solo in caso di doppio consenso ma è altrettanto vero che altri presidenti, da Matarrese a Carraro e Nizzola, per occasioni in cui c'è di mezzo l'interesse del calcio italiano (l'eventuale qualificazione dell'Atalanta ai quarti), hanno sempre deciso d'ufficio. Nella spiegazione si può far peccato ma forse ci si azzecca: Dal Pino dovrebbe dispiacere Lotito che è stato tra i suoi elettori.

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