Calcio malato ostaggio delle curve

Calcio malato ostaggio delle curve

Nessuna novità ma molte certezze: il calcio convive con la criminalità. Lo aveva affermato, anzi scoperto, anche Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia, occupandosi della vicenda che riguardava i contatti e le commistioni tra la dirigenza juventina e le frange legate alla ndrangheta, fenomeno non esclusivo ma che riguarda tutti i club, i dirigenti, i calciatori, sotto schiaffo e ricatto delle curve. È il malaffare e la cattiva abitudine di concedere spazio e gloria a chi nulla ha a che fare con il gioco ma sul gioco ha costruito e continua a costruire un business di bagarinaggio, soldi in nero, evasione fiscale e droga. L'inchiesta di cui Report di Sigfrido Ranucci si occuperà a fine ottobre, riapre un caso già illustrato e giudicato ma presenta figure, nomi e scenari nuovi, personaggi di un sistema che non trova contrasti ed efficacia severa da parte delle istituzioni e della magistratura. Si ha quasi la sensazione di una forma di omertà o di timore, il male è conosciuto, i responsabili sono individuati ma hanno licenza di agire. Il tifoso ultras ha cambiato pelle, non si limita a tifare, è mercante, spacciatore, procacciatore, protettore, trafficante, bagarino. La curva della Juventus, in occasione della partita di sabato contro il Napoli, si è definita «morta», ha celebrato il funerale del tifo, non contro la squadra ma contro il club perché si è vista ridurre i biglietti omaggio che, quest'anno, saranno massimo 3 o 4, complessivamente tutta la stagione. Una protesta minacciosa e velenosa per significare che sono loro i padroni, sono loro a decidere chi debba gioire, appoggiare o criticare la squadra e che l'omaggio o il biglietto venduto sono un obbligo del club nei loro confronti.

È una sconfitta alla quale pochi vogliono reagire. Le intercettazioni confermano come il fenomeno non abbia confini e, generi nuovi attori, goda di un esibizionismo volgare, sfrutti conoscenze e protezioni illustri, trovando complicità all'interno delle società. È, invece, l'erba infestante che cresce dovunque, a Torino, a Milano, a Roma, a Napoli. È una mafia con le bandiere.

Un solo sospetto: la vicenda Marotta era nota, rispunta dopo l'epilogo del rapporto ad e club, come alla vigilia di Juve-Napoli è riapparsa la notizia dello stupro di Ronaldo a una giovane americana. Curiose coincidenze.

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