Il calcio tedesco fa trend ma gli altri fanno storia

Il Barcellona ha vinto tre Champions in sette anni (2006-2012) e negli intervalli del regno si sono infilate due squadre italiane (Milan e Inter) e due inglesi (Manchester United e Chelsea). Minor varietà nelle sfidanti: sempre inglesi tranne, due volte, il Bayern Monaco. Anche storia e tradizione dicono qualcosa. E non parlano tedesco. Non ha torto Andres Iniesta quando urla: «È ingiusto pensare che sia finito il ciclo del Barcellona, questa squadra ha vinto 4 titoli della Liga in 5 anni, e negli ultimi cinque anni ha conquistato due Champions e tre volte è andata in semifinale». E bisogna lasciar vivere la speranza di Iker Casillas, il bistrattato (da Mourinho) portiere del Real: «Dobbiamo chiamare a raccolta tutto il madridismo, il Real non è stanco di grandi imprese».
Così il grido di dolore del calcio spagnolo si contrappone alle inesorabili panzer division che lo hanno spianato in questo turno d'andata di coppa. E' finita 8-1, ma anche 2-0 tra il Fussball e il football (inglese), tra il Fussball e il calcio (italiano) o anche le Football (francese). Tutti a bocca aperta, a contare i danari spesi dagli altri, a leggere le carte d'identità, a ristudiare la scuola del pallone tedesco e il modo di gestire le squadre. Ma fu vera gloria? Pensiamo davvero che basti un Lewandowski per cancellare Cristiano Ronaldo o Lionel Messi? Il calcio è vario e impertinente, qualche volta ti acceca: non fosse così, perché mai il calcio italiano è andato in finale agli ultimi europei a spese del calcio tedesco che adesso tutti pensano abbia sorpassato la “creme” del pallone europeo?
L'anno passato il Bayern subì la beffa delle beffe: battuto in finale Champions dal Chelsea, una squadra che aveva cambiato allenatore e in campionato aveva subito pene e dannazioni. Dov'è quest'anno il Chelsea? In semifinale di Europa League e ha già salutato da tempo la Champions che dovrà restituire per la prossima finale. Non c'è logica nel mondo pallone se non quella del comporre un buon puzzle, pezzo dopo pezzo. Il Borussia Dortmund si è risollevato dal rischio di fallimento da quando ha imbroccato la scelta dell'uomo della panchina ed ha provato a far crescere un gruppo di giovani, ha pescato a prezzi umani semisconosciuti, tra cui Lewandowski, ha inventato qualcosa negli allenamenti (andare in canoa controcorrente) per render tutto più miracoloso. Ha vinto due scudetti, ma quest'anno è lontano una ventina di punti dal Bayern. Eppure il tanto basta per pensare ad una finale di Champions. Dov'è il trucco? Nella momentanea depressione del calcio europeo o nella bontà del calcio tedesco?
Il Bayern ha fatto di meglio: ha ricostruito una squadra sui giovani d'avvenire ed ha immesso perle del calcio europeo. L'anno passato ha speso 40 milioni per Javi Martinez, quest'anno ha già acquisito Gotze per 37 e magari vi aggiungerà Lewandowski e Hummels. Eppure i conti sono quasi a posto, il Bayern ha speso poco più dell'Inter negli ultimi tre anni, non ha cambiato allenatore (il prossimo come tutti sanno sarà Guardiola) e continua a stare nell'elite del calcio europeo. Ci sta bene, meglio del Borussia. Infatti è mai possibile che in un ipotetico campionato universale il Bayern possa distaccare di 20 punti Real, Barcellona, Manchester United e City, Juve, Milan o Napoli, magari Psg?
Basta dare un occhio ai fatturati delle migliori squadre europee per capire che i danari non sono tutto e non ti fanno vincere a prescindere. Il Real Madrid è in testa alla classifica con 512 milioni di euro, poi viene il Barcellona(483), il Bayern è quarto(368). Il Borussia undicesimo. Milan (296) e Juve (199) gli sono davanti. Negli introiti dal botteghino il Real è sempre in testa (129 milioni), seguito dalle inglesi (Manchester U. e Arsenal) e dal Bayern (6°). Il Borussia è 14° con 31 milioni. L'Inter è dietro, ma Milan e Juve davanti. Il Borussia è 18° nella classifica degli introiti televisivi, il Bayern nelle prime dieci. E se il 25 maggio le due tedesche si ritroveranno alla finale di Wembley le loro casse aggiungeranno solo una cifra che va dai 5,6 milioni per la finalista ai 9 per la vincitrice. Spiccioli in una torta milionaria di ben più sostanziosa proporzione.
Allora cosa insegna questa rivoluzione del calcio tedesco che, magari, non sarà di lungo effetto come il dominio delle grandi spagnole o del calcio inglese? Lo dice la storia che fa cronaca ma anche tendenza. Ci insegna che non serve spendere tanto, ma spendere bene. Il Real in due anni ha dissipato un patrimonio, se Mourinho non vincerà la Champions sarà un fiasco.

Ha insegnato che serve sempre scovare i talenti e farli crescere senza perdersi d'animo. Ci ha ricordato che la buona preparazione fisica ti porta in alto a fine stagione: le due spagnole sembravano disfatte fisicamente al cospetto delle avversarie. Certo, se hai Cristiano Ronaldo o Messi è anche meglio.

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