Ranocchia centravanti come il segno della croce prima del rigore di Icardi contro la Lazio: la dimostrazione che Spalletti non sapeva più a qual santo votarsi. L'Inter non segna e in campionato (Roma-Inter 2-2) non riesce a realizzare più di un gol dal 2 dicembre. L'Inter non va: un po' scontata nel gioco e quando si inventa qualcosa c'è sempre un pupazzetto che ammoscia le speranze. I fischi non la risvegliano, Icardi non segna da sei partite consecutive, Lautaro continua a sbagliare gol con feroce determinazione, gli altri hanno la testa per aria o, peggio, pensano poco e male. Ranocchia quasi-centravanti è stata la più felice intuizione di Spalletti in questa annata di disastri non proprio annunciati: ce n'è voluta per capire che l'ex capitano è un quasi-centravanti e non uno stopper. Illuminazione del tipo mourinhano, peccato che Spalletti non abbia la stessa assistenza della buona stella. Anzi, c'è rischio che non abbia neppur più l'assistenza del club. Vista la squadra, vista l'impotenza dei pezzi da novanta, che sono tali (Wanda strepita ma se Mauro non segna) soprattutto quando prendono lo stipendio ed anche il mani in alto mostrato dall'allenatore con l'ultima disperata trovata, ci starebbe un cambio in panca. Non tanto perché in giro ci sia un tecnico dalla bacchetta d'oro, quanto per sterzare sul fato che sta spingendo l'Inter fuori dalla Champions.
L'inizio di campionato nerazzurro fu disastroso: 3 sconfitte, un pari e una vittoria per 3-0 a Bologna.
Ora la squadra rischia di far peggio. Glielo hanno detto due vecchi cuori nerazzurri: Mihajlovic e Palacio. Buon sangue non mente. Conte, Simeone e qualcuno dice perfino Allegri (con Cambiasso traghettatore) stanno a guardare.
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