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Il campionato cerca Grinta. Da Gattuso a Ibrahimovic in scia all'Inter di Conte

I nerazzurri esaltazione del concetto di squadra e gruppo. Pure Sarri si adegua in attesa del gioco

Il campionato cerca Grinta. Da Gattuso a Ibrahimovic in scia all'Inter di Conte

Partiamo dal presupposto che le grandi squadre di calcio, quelle che sono passate alla storia, l'hanno fatto per la qualità del loro gioco e l'eccellenza dei loro campioni, prima ancora che per le loro vittorie: dall'Olanda di Cruyff, che appunto non ha mai vinto, al Brasile del '70, dal Milan di Sacchi al Barcellona di Guardiola e via andare con le leggende più o meno recenti, che sono nel cuore e nei ricordi degli appassionati. Giocare un calcio sublime non è però l'unico modo per vincere e questo lo sanno bene Trapattoni e Mourinho e decine di allenatori come loro: dove non si arriva col talento, ci si può provare con la grinta. Eccolo il punto G del calcio: l'esaltazione del concetto di squadra, la capacità di trasferire sui giocatori pochi ma profondissimi concetti, che vanno oltre gli schemi di una punizione o un calcio d'angolo. Crederci sempre, non sentirsi inferiori a nessuno, provarci fino in fondo e poi correre e correre e correre.

Detto così, sembra facile. Eppure ci si arriva per gradi e non sempre dipende tutto e solo dall'allenatore. Pensiamo a Conte. Nessun dubbio che oggi sia lui l'archetipo del tecnico tutto grinta, allenatore anche lontano dal campo (si prendano a esempio i consigli alla squadra per la gestione dell'attività sessuale) eppure esattamente 10 anni fa (7 gennaio) lasciò da sconfitto la prima panchina di Serie A (proprio l'Atalanta che ritrova sabato). Il bello, per lui, doveva ancora arrivare Conte, come Mourinho, è poi un maestro di grinta dialettica, quella capacità di trovare anche quando non c'è un nemico da aggredire nei momenti difficili, per non far parlare gli altri di cosa gli altri vorrebbero parlare (hai perso una partita incredibile che ti costerà la Champions? Attacchi il mercato fatto dal club).

Al punto G ci si può poi aggrappare quando vengono meno certezze che si credevano consolidate. Pensiamo qui a Maurizio Sarri, giochista d'eccellenza del momento, chiamato d'urgenza da Londra per rimuovere il risultatista Allegri e finora abile a vincere più col cuore (e i campioni) che con gli schemi. Perché poi quelli che contano sono i risultati e le vittorie. A Napoli, ADL ha rimosso una vera leggenda come Ancelotti, considerato troppo buono se non molle, per fare posto alla grinta di Gattuso, sperando che basti per raddrizzare la china, anche se gl'inizi suggerirebbero il contrario.

Grinta chiede nonno Ibra ai nuovi nipotini rossoneri. Pare - bontà sua - che al Milan manchi solo quella. Pioli non passerà alla storia degli allenatori, ma se anche fosse, di certo non sarebbe per la scossa che sa imporre alle squadre: non si vede, non s'è mai vista. Altro manifesto di tecnico grintoso è invece Simone Inzaghi, che per trasmettere il punto G alla Lazio durante partite e allenamenti ha di fatto perso la voce (anche quando ce l'ha, non è più quella di quando giocava: e l'età non conta). Ma i gol all'ultimo minuto arrivano anche così. Anche se spesso, e non solo per la Lazio, il confine tra punto G e fattore C è davvero sottile..

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