Sfogliare l'album delle figurine è roba da cuori forti. Perché mai come in questo campionato al via oggi sembra che alla serie A sia stata «rubata» l'anima. Giri una pagina e ti accorgi che manca un pezzo di storia, un'altra un campione, un'altra ancora il giovane promettente.
È un campionato senza presente perché orfano del suo ultimo capocannoniere, Zlatan Ibrahimovic. Nel suo giro di maglie, sull'ultima ruota è uscita Parigi: ciao Milan per abbracciare Ancelotti e Leonardo, insomma gente che il rossonero un pochino lo conoscono. Non fosse bastato si è portato anche Thiago Silva, il miglior difensore del mondo. Che poi uno sia conseguenza dell'altro, cioè come sostengono in molti che Ibra sia un'appendice del brasiliano, poco importa. Non c'è presente per ora perché l'allenatore campione d'Italia è squalificato. Antonio Conte starà in tribuna, zittito da una sentenza che fa discutere e farà discutere. In attesa di un'eventuale sospensione prima dell'ultimo verdetto, il terzo grado sportivo. Una stella se n'è andata, l'altra è un fantasma: c'è ma non c'è, un trionfo dell'anomalia come solo sa essere la giustizia sportiva.
Alla serie A hanno «rubato» anche il passato. L'ultimo album delle figurine è già pezzo da collezione. Non capiterà più di avere nelle stesse pagine Del Piero e Inzaghi, Gattuso e Nesta o Seedorf. In un colpo si è perso un patrimonio. Per scelta o imposizione come Del Piero che cerca ancora un cortile dove divertirsi. Anche l'Inter sta smantellando la squadra del triplete: Julio Cesar e Maicon sono destinati all'Inghilterra, Cordoba fa il team manager. Resistono solo gli argentini con Zanetti e Cambiasso in testa a scortare il Principe Milito. Ultime tracce di un passato che non tornerà più.
C'è sempre il futuro, ma alla serie A hanno rubato anche quello. Borini è tornato «inglese» dopo che in una stagione si era preso la scena nella Roma fino a guadagnarsi Nazionale ed Europeo. Verratti si è spinto oltre: una promozione col Pescara e alla serie A ha detto addio ancor prima di metterci piede: Ancelotti lo ha voluto con sé. Nel fuggi fuggi di meteore (Krasic, Elia, Forlan) non ci siamo fatti mancare nemmeno un Greco che va a giocare in Grecia. E soprattutto ci è finito dentro anche Lavezzi che ha alzato il suo unico trofeo napoletano in lacrime: aveva già detto sì al Psg. Un po' come Mourinho con la Champions nerazzurra.
Ci si mettono pure sfortuna e squalifiche a privare la «prima» di altri campioni: gli infortunati eccellenti come Buffon, Handanovic e Pato oppure i «cattivi del gol» residui dell'ultimo torneo: Destro, Pandev, Gilardino e Palacio.
Ci sarebbe tutto per deprimersi ma il campionato che una volta era detto il più bello del mondo regalerà fin da domani sera nuovi nomi per la vetrina. Anche se il destino vuole che siano destinati a una toccata e fuga. È la nuova serie A, fatta per essere depredata dagli sceicchi.
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