Da Canè a Jair: quando la A si diede un tocco di colore

Tra i primi ad arrivare ci fu Germano, cacciato dal Milan per uno scandalo rosa

Da Canè a Jair: quando la A si diede un tocco di colore

Se per ipotesi scrivessi di Ogbonna o Balotelli, il "negretto che gioca in nazionale", che caos scatenerebbe? Prevedo anche la censura dell'Ordine dei giornalisti. Ma cinquant'anni fa, quando arrivarono nel nostro campionato, dopo il caso isolato e folkloristico (sbarcato dal piroscafo e tesserato) di Roberto Luiz La Paz, l'uruguagio del Napoli nel '46, i primi tre calciatori di colore, Canè, Germano e Jair, i giornali non trovarono altro modo di presentarli, "negretti" e contorno di facezie non proprio cortesi, Germano, ad esempio, veniva chiamato nel clan milanista "Bongo Bongo" o "Biancaneve" (lo stesso accadde a Bologna negli anni più recenti con Eneas). Ma il popolo degli stadi non “uheggiava”, non sventolava banane di plastica gonfiabile, non lanciava noccioline, si giocava a pallone e il fenomeno dei tre calciatori brasiliani, nell'epoca d'oro di Pelè e della Seleçao, bastava e avanzava. Indovina chi viene a giocare, in attesa del film di Stanley Kramer da 2 Oscar e 8 nomination del 1967.

Dei tre, sicuramente Germano, al secolo Josè Germano de Sales (nato nel 1942 e morto nel 1997) rappresentò un caso a parte. A Nereo Rocco lo aveva segnalato Dino Sani, il Paron si fidò, Germano si presentò con un giro vita poco rassicurante, segnò un paio di gol, pronti via all'esordio in campionato contro il Venezia, dopo la rete realizzata in coppa dei Campioni all'Union Luxembourg. Fine delle trasmissioni. Un infortunio? Niente affatto. Germano aveva conosciuto una ragazza bella e ricca, di nome Giovanna e di cognome Agusta, contessa, figlia di Domenico, padrone della fabbrica di motori, elicotteri e motociclette. La ragazza perse la testa per Germano vestito di rossonero, il ragazzo per lei idem come sopra, il padre della contessina reagì come Spencer Tracy, non se ne parla, anzi meglio farlo traslocare da Milano e dal Milan, dunque al Genoa. Dove Germano non molla la presa e con lui la Giovanna nobile. I due si ritrovano a Milano, la vita è tormentata ma bella, fin troppo. Germano la sera del quattordici di settembre del Sessantaquattro, erano le dieci e mezzo, con la sua 1500 in viale Certosa angolo via Aniene, si vede tagliare improvvisamente la strada da un motociclista passato con il rosso. Il milanista, che era in auto con il compagno di squadra Mantovani, sterza e va a sbattere contro una Giulietta targata Bergamo. Germano resta ferito gravemente, frattura della mandibola e ricovero all'ospedale di Niguarda, insieme con Mantovani e tre passeggeri della Giulietta. Ormai il Milan gli versa lo stipendio ma non gli concede la maglia se non per qualche amichevole. E' ora di scappare, per amore. A Liegi, con lo Standard Germano trova un ingaggio, la contessina lo segue, Domenico Agusta acconsente all'unione civile ma con separazione dei beni, anche perché Giovanna è incinta, nascerà Lulù. Segue viaggio in Brasile per conoscere i parenti numerosissimi, quindi separazione e divorzio, Germano resta a casa, risposandosi, lo stesso fa la contessina, due volte e sempre con uomini di colore, non più negretti.

Di Jair si ricorano scudetti, coppe dei Campioni, gol, dribbling e fascia bianca del sospensorio in evidenza su pantaloncino nero dell'Inter. Di Canè, che vive a Napoli e fa vita politica, avendo provato anche con il partito repubblicano, si deve annotare la cifra di trentamila dollari spesi da Achille Lauro per averlo a Napoli e il record di gol in Europa (8) battuto, cinquant'anni dopo da Cavani, cosa che non era riuscita nemmeno a Maradona. Secondo radio Forcella 'O comandante lo aveva scelto perché era brutto e così facesse paura agli avversari. Il giorno del provino, ad Agerola, dovette intervenire la polizia per frenare l'euforia dei tifosi del ciuccio che lo chiamavno “bomber di cioccolato“.

Cinquant'anni fa lo Sport Illustrato presentava così la nuova stagione: “1962-63, il negro è di moda“.

E Giuseppe Barletti, su La Stampa, così scriveva, descrivendo l'aria cupa di Germano, dopo una sconfitta: «Non è facile capire quando un nero è nero. Ma il negretto del Milan…». Il razzismo e l'ignoranza volgare hanno preso il posto della curiosità. Banane, buuu e noccioline, è il calcio moderno che avanza.

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