Nuovi sceriffi con un brillante sul canino per il basket che ha presentato il suo novantunesimo campionato all'Arena bolognese del sole, luogo d'arte, teatro per uno scenario che sembrava davvero rinfrescato dal ritorno sulla scena dopo tredici anni di regno al Coni del Gianni Petrucci che prende le chiavi del palazzo cestistico da un Dino Meneghin triste, ma soddifstato per Azzurra, che si fa prestare il microfono dal presidente di Lega Renzi per invitare tutti a scrivere nuove commedie per uno sport che riempie palazzi, ma non più palinsesti e pagine di giornali.
Copione semplice da interpretare nella crisi: darsi da fare per il bene comune in un torneo che non è apparso così equilibrato. Presentazione competente, nella semplicità, di un appasionato come Mino Taveri, rubato dal calcio Mediaset, e con la giusta commozione per il ricordo a vent'anni dalla morte di Aldo Giordani, il padre di tutti i giornalisti e telecronisti del basket.
Ferdinando Minucci il granduca che ha dominato gli ultimi sei campionati solleva la coppa dell'ultimo titolo e fa un inchino ad Anna Cremascoli, signora dei canestri, grande ingegnere della nuova Cantù, che sabato a Rimini gli ha portato via la supercoppa che aveva vinto cinque volte di fila. Un lampo nel cielo che sembrava sempre uguale, temporale o tempesta per i detentori, ce lo dirà questa stagione che entra nel mondo ecologico di Beko, sponsor per tre anni della Lega.
Tutti in marcia dietro alle favorite: Milano, Cantù, Siena. Tutti alla ricerca di gloria da Sassari a Venezia, alla nuova Varese che ha vinto 10 partite su 10 in precampionato e ora, come dice il saggio Vitucci è anche troppo esposta («Siamo imbattuti, ma non imbattibili, purtroppo»), da Bologna ad Avellino, con la speranza che Pesaro, che tristezza non vedere più il nome Scavolini sulle maglie dopo così tanti anni, ce la faccia a fare una squadra buona, così come Roma, Avellino, Caserta, Biella, Cremona, Montegranaro e le neopromosse Brindisi e Reggio Emilia che sembrano stare molto meglio di quelle che c'erano già e adesso sanno come iniziare, ma non come finire perché la crisi aguzza l'ingegno ma non moltiplica le entrate e non vorremmo trovare fraticelli pentiti alla fine per aver chiuso la porta in faccia alla Treviso abbandonata dai Benetton che riparte dalla Promozione. Commovente e ridicolo.
Proprio Cantù e Siena inizieranno prima delle altre a soffrire, cercando la nuova dimensione. I vincitori della supercoppa saranno in campo a Desio, da oggi fino a venerdì, per trovare l'ultimo posto rimasto nell'Eurolega dove giocheranno i campioni d'Italia e Milano. Devono battere stasera Sofia e poi la vincente di Ostenda-Nymbruck per andare avanti affrontando la migliore del gruppo composto dai colossi russi del Kazan, da Le Mans, i tedeschi dell'Ulm e gli ucraini di Donetsk.
Per il cantiere senese, una rivoluzione con nove uomini nuovi che lavorano da poco insieme, come del resto Cantù anche lei con tante facce diverse dall'anno scorso, facce sorridenti per il successo dopo quattro faccia a faccia falliti con i migliori, per il Montepaschi il campionato comincia domani sera in casa contro la neopromossa Brindisi del Bucchi abbattuto nelle finali quando allenava Milano. Anticipo della seconda giornata per il nuovo allenatore Banchi, che domenica sera vedremo poi in televisione (Raisport) a Reggio Emilia, riconquistata al grande basket, prima della trasferta americana a San Antonio e Cleveland dove le grandi della Nba hanno voluto misurarsi con i nostri esacampioni.
La prima giornata in programma domenica sarà anticipata sabato pomeriggio su La7 digitale" dalla visita della Virtus Bologna al campo pieno di reticolati della Cremona che Attilio Caja sta costruendo a sua immagine e somiglianza, scommettendo sulla riscoperta del Vitali appena sdoganato dalla Nazionale dove, pur facendo panchina, sembra essersi ritrovato come uomo più che come giocatore.
Due appuntamenti televisivi alla settimana, ma la Rai potrebbe anche regalare il lunedì sera per i postici già previsti di Milano e Siena impegnate sempre in eurolega al venerdì, un pasticciaccio brutto per il programmatore che cercando pubblico non saprà proprio come fare per dare sempre le partite migliori.
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