Toccherà a Mancini pagare la prima cena in palio all'amico Sinisa Mihajlovic. Perchè è finito nelle mani del Milan, con merito, il primo derby della stagione anche se ha conservato un valore squisitamente pubblicitario nell'area asiatica e ha tolto poco alle sicurezze dell'Inter provenienti dal suo sontuoso mercato. I primi dubbi sono arrivati tutti dalla salute fisica del gruppo neroazzurro, in ritardo sulla tabella di marcia. Per evitare bruschi risvegli muscolari («volevo evitare infortuni») Mancini ha deciso di partire con l'Inter3, qui intesa come le terze linee, sfoderando lo schieramento più competitivo nell'ultima mezz'ora del derby di Shenzhen, frazione coincisa con il gol-capolavoro di Mexes.
Cominciamo allora dal Milan perchè è la novità di queste ore, a dispetto del diffuso pessimismo cosmico registrato tra i suoi tifosi. Mihajlovic ha cominciato con una “mista“ (il lanciatissimo Calabria accanto a Honda, Niang e Matri davanti, De Jong a far da capomastro) per poi chiudere la sfida con il plotoncino dei più attesi (da Montolivo a Bonaventura fino ai due attaccanti al debutto, Luiz Adriano e Bacca), segno di una lucida programmazione. In tutte e due le frazioni ha meritato il Milan: nella prima ha solo sfiorato (con Niang murato da Carrizo e con Matri ,sciaugrato l'assist per il sodale francese) il vantaggio, nella seconda l'ha arpionato con una di quelle prodezze acrobatiche di Mexes, ispirato da un angolo di Bonaventura dalla traiettoria precisa al centimetro. Quando l'Inter ha messo il turbo nel motore, l'ex traballante difesa non ha mai arrancato mostrando una onesta organizzazione difensiva. Zero parate per Abbiati nonostante l'assalto deciso degli interisti soccorsi in quel frangente da Hernanes, Kondogbia, Icardi, Brozovic, Palacio, Guarin, Kovacic. Due le citazioni d'obbligo in campo milanista: una destinata al deb Calabria, classe '96, ragazzo della primavera, più volte segnalato dal presidente Berlusconi a Pippo Inzaghi l'anno scorso. Inutilmente. Ha imbastito con l'altro promettente talento, l'interista Enrico Baldini, stessa classe d'età, stessi spunti autorevoli, un duello che promette scintille se non addirittura fuochi d'artificio. Forse stanno maturando i primi frutti dall'albero dei rispettivi settori giovanili. L'altra citazione è per i due nuovi arrivati, Bacca e Luiz Adriano, entrati a mezz'ora dalla sirena e già capaci di apparecchiare una intesa accettabile. Lo scatto feroce del colombiano, il palleggio raffinato del brasiliano sono le qualità note: quando il Milan imparerà a servirli con rapidità, continuità e precisione, sarà divertimento.
L'Inter deve lavorare sodo per sgabbiare il 23 agosto secondo le aspettative sue e della critica: ingiudicabile la versione improvvisata con Taiuder, Gnoukuri, Delgado, Dimarco e Longo in attacco, spessore diverso in quella ridisegnata nella ripresa con tutti gli altri protagonisti di ieri e di oggi, compreso il K2 considerato il binomio più attraente per fisicità e geometrie. L'Inter ha molto attaccato senza trovare sbocchi alle sue frenesie, forse l'occasione più nitida è stata costruita nella prima parte da Delgado (alto sulla traversa dopo un bel contropiede). Costruzione macchinosa da velocizzare.
Mancini ha introdotto una novità assoluta in difesa: qui per evitare complicazioni ha dettato ai suoi una linea molto ardita del fuorigioco orchestrato da Andreolli, abile come un veterano. Con Montoya, Murillo e Miranda sarà un altro muro! Rivisto il time-out, uno per tempo: mica male come riforma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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