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La carica dei 70mila riaccende attacco e Leao. Il presente del Diavolo resta lo scudetto

I rossoneri tornano a segnare dopo due gare: salvo il primo posto virtuale

La carica dei 70mila riaccende attacco e Leao. Il presente del Diavolo resta lo scudetto

Un gol per tempo, in apertura il primo, nel finale il secondo per ricacciare indietro l'incubo di un altro pareggio. Così il Milan risponde all'Inter, risale in cima alla classifica con 71 punti e l'asterisco e continua a conservare la solidità difensiva nonostante i guai che lo colpiscono proprio in quel reparto (Calabria si ferma durante il riscaldamento, poi Gabbia si arrende a metà ripresa). È il segno non soltanto della solidità difensiva (Maignan alla fine esibisce la solita prodezza) ma anche del temperamento di questo Milan che non è ancora brillante, ha i suoi rifinitori con le pile scariche ma continua a trovare risorse incredibili dal suo gruppo. Riprende a brillare la stella di Leao, autore del primo sigillo, poi si rivede sul tabellino persino Messias.

Un lampo nella notte. È quello di Leao, l'unico della prima frazione, che ritrova dopo quasi due mesi la strada maestra del gol preparato da Kalulu con un arcobaleno e concluso dalla sponda semplice semplice del portoghese che mette la palla in buca dopo appena 11 minuti. Può sembrare la premessa per una serata meno tormentata delle precedenti e invece cambia poco lo spartito a causa dei soliti difetti che affiorano sulla tre-quarti. È in quella zona di campo che affiorano limiti e tensioni incompatibili con le esigenze del team. Prima di cominciare Paolo Maldini suggerisce: «Forse i giovani soffrono le pressioni, stiamo soffrendo l'assenza di Ibra». È esattamente così. In effetti appena sbloccato il risultato cominciano gli affanni e in particolare gli errori (soprattutto di Saelemaekers) che impediscono di rifinire al meglio alcune giocate interessanti. Kessiè, capitano per l'assenza improvvisa di Calabria (accusato un dolore durante il riscaldamento, rimpiazzato da Gabbia con spostamento di Kalulu a destra), fischiatissimo dai 70 mila di San Siro, è un finto trequartista e poco capitalizza mentre Giroud resta isolato: la conseguenza è una prova senza guizzi né emozioni. Il Genoa prova a farsi sotto senza riuscire però a liberarsi del guinzaglio di Tomori e soci che montano la solita guardia efficace.

Scontate le mosse dalle due panchine allo spuntare dell'ora di gioco: rimodulati gli assetti offensivi: Blessin chiama Destro e Melegoni, Pioli si affida a Messia e Rebic. Continuano gli stenti in casa Milan accentuati dall'ennesimo ko muscolare: si arrende infatti a metà ripresa anche Gabbia, rimpiazzato addirittura da Krunic, adattato nell'occasione, a fare il terzino per l'indisponibilità di Florenzi e Romagnoli. Si vede che la squadra rossonera è spolpata fisicamente, in mancanza di tutti i potenziali ricambi a disposizione. L'unica lama nel fianco del Genoa resta Leao con qualche accelerazione delle sue, premiato da qualche sponda utile di Rebic.

La sicurezza arriva all'ultimo assalto milanista con tap in vincente di Messias dopo il prodigio di Sirigu sul sinistro pungente dello stesso brasiliano.

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