Cartonati e cori virtuali. Il pallone e l'elogio del dodicesimo uomo

Effetto virus: il pubblico non è solo contorno ma parte attiva, essenziale per tutti gli sport

Cartonati e cori virtuali. Il pallone e l'elogio del dodicesimo uomo

L'ultima frontiera del calcio sotto vuoto è l'effetto tifo registrato e trasmesso a richiesta. L'aveva già sperimentato Sky tedesca la scorsa settimana alla ripresa del campionato a porte chiuse, ma ieri l'ha riproposto anche Sky italiana: vuoi guardare la partita con il suono del pubblico dello stadio pieno? Prova Sky virtual audio seleziona l'opzione e sentirai persino i cori di incoraggiamento dei tifosi. Insomma, il tifo sintetico, le partite proposte come le sit-com americane in cui c'è un pubblico registrato che ride a comando quando c'è una battuta almeno lontanamente esilarante.

Ormai pur di sostenere la ripresa dei campionati siamo anche al tifo artificiale, tanto per far capire quanto sia innaturale vedere tutte queste partite negli stadi deserti e senza la partecipazione umana degli spettatori. Se ci fosse stata la necessità di dimostrare che il calcio senza tifosi è una cosa surreale, ci siamo riusciti. Insomma, anche questa idea del tifo surrogato finisce per dare ragione agli ultrà che ritengono assurda la ripartenza senza la presenza dei tifosi, che sono parte essenziale del pallone.

Tanto che, mai come in questa occasione, si scopre il valore del famoso dodicesimo giocatore. Fuori dalla retorica un po' stancante dei calciatori, quando hanno bisogno di invocare sostegno al nostro meraviglioso pubblico, adesso si scopre l'importanza di avere gente in tribuna, anche se si cerca di ovviare persino con le sagome cartonate come a Moenchengladbach (accompagnate però dagli striscioni degli ultras contro il calcio a porte chiuse esposti in tutto lo stadio) o abbracciandosi pateticamente sotto la curva immaginando i fantasmi degli spettatori sulle gradinate, come è successo ieri in parecchie partite tedesche.

D'altra parte non è solo il calcio a soffrire di astinenza da tifo. E se Federica Pellegrini («Senza avversari e pubblico è tutto diverso. Un anno sarà lungo se fatto solo di allenamenti») e Roger Federer («Non riesco a immaginare di giocare in uno stadio vuoto, spero che non mi succeda mai») si preoccupano, Lebron James è categorico: «Giocare partite senza tifosi? Impossibile: io non gioco». Insomma se la star dei Lakers aveva detto di non volerne sapere prima di riallinearsi alle indicazioni della Nba per la ripresa, anche il re del tennis propone almeno «un terzo della capienza degli stadi, perché sarebbe difficile giocare i grandi tornei senza pubblico».

Intanto però prepariamoci anche noi ad affrontare il ritorno del campionato senza tifo.

Se dovesse finalmente vincere la linea federale del ritorno in campo, da giugno si tornerà a vedere almeno la serie A con buona pace di quelli che dovranno stare fuori dagli stadi. Scegliamo l'opzione tifo virtuale, sperando che i boati siano in sintonia con le nostre simpatie, e sediamoci sul divano.

Tanto ci penseranno le urla di Caressa a far sembrare tutto normale.

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