Caruso canta ancora, con un assolo da autentico tenore, da fuoriclasse assoluto. Dopo l'Alpe Motta, l'Alto de Velefique. Dopo il Giro, la Vuelta. Dopo Caruso ancora lui, Caruso, a tenere alto il nome dell'Italia del pedale. Una vittoria d'autore, da un uomo di fatica che non fatica a pedalare nell'acido lattico. Damiano è semplicemente pazzesco, al limite della follia. Entra nella fuga di 11 uomini e quando mancano 70 km al traguardo, lui scatta e se ne va da solo.
Il siciliano lo fa in una giornata di alta montagna, senza un metro di pianura, con il caldo che cuoce la pelle e scioglie l'asfalto: non le sue ambizioni. Non il suo sogno. Non la sua voglia di arrivare. E arriva. Quarta vittoria in carriera, seconda in questa magica stagione. L'Italia non vinceva una tappa alla Vuelta dal 2018, con Elia Viviani. Ieri è toccato a questo siciliano tosto e seduttivo che arriva al cuore, perché con il cuore pedala.
È un anno azzurro anche per Damiano Caruso, che vive la sua stagione magica: vince una tappa e finisce sul podio da secondo al Giro, e ieri Damiano aggiunge il successo che cercava alla Vuelta. Succede tutto nella giornata più dura con 4.600 metri di dislivello, e più torrida. Il siculo si inventa un'impresa memorabile, seminando dieci compagni di fuga. «Sono partito perché mi hanno detto che dietro si stava muovendo la Ineos, non pensavo di guadagnare tanto: ho iniziato a crederci negli ultimi tre chilometri, dopo il Giro vincere qui per me è incredibile», racconta Caruso, prossimo ai 34 anni, siciliano di Punta Secca, il borgo di Montalbano dal quale non se n'è mai andato.
Non si è mai considerato un campione, ma da sempre sa sostituirsi ai campioni (anche ieri il capitano designato Mikel Landa è andato alla deriva, ndr) e sa correre come loro. In gruppo lo stimano tutti, ed è rispettato per la sua indubbia lealtà e la generosità che mette al servizio degli altri. «Mi chiedono sempre: ma perché non hai fatto il capitano? Perché non è così facile. Un conto è correre sempre con la pressione addosso, un altro è correre libero di testa e lasciare il peso agli altri», racconta lui con assoluta franchezza.
Caruso è così: franco, generoso. Soprattutto affidabile, e la sua Bahrain Victourius lo sa bene. Nel giorno in cui il suo leader Mikel Landa va ancora in difficoltà, lui prende in mano le operazioni e prova a fare giornata. Soprattutto prova a fare un'impresa: che gli riesce. Sì, perché pedalare gli ultimi 70 km da solo non è come dirlo. Alle sue spalle, Primoz Roglic, il sempre più leader della corsa che chiude alle spalle dell'azzurro insieme a Mas.
Lopez e Adam Yates, a circa 45''. Poi Bernal e Ciccone, ad oltre un minuto. Ma va peggio a gente come Vlasov, Aru e soprattutto Carapaz: tutti cedono qualcosa al padrone della corsa. Che oggi tira per la prima volta il fiato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.