Casini "spegne" la vendita di Sky alla Lega A

Il presidente dei club: "Solo il desiderio di qualcuno...". Riferito all'Ad De Siervo

Casini "spegne" la vendita di Sky alla Lega A

Tanto rumore per nulla. O quasi. Perché della strombazzata idea di acquistare - attraverso finanziamenti ottenuti dai fondi - la struttura operativa di Sky sport Italia per trasformarla nel canale della Lega serie A, decidendo quindi di produrre in autonomia le partite del campionato lasciando a piedi le paytv, sono rimaste sul campo solo una serie di imbarazzate smentite a più voci. Ha cominciato il presidente Lorenzo Casini con una stoccata agli autori della trovata: «Al momento non c'è nulla di concreto, forse è il desiderata di qualcuno». Ha proseguito l'ad Luigi De Siervo, obiettivo neppure molto nascosto della stoccata: «Prima i club devono valutare se farsi affiancare dai fondi, c'è un precedente ragionamento da fare». Se poi si aggiunge allo scenario lo sbigottimento proveniente dagli ambienti milanesi di Sky sport, il quadro è pressoché completo. Con il condimento, indispensabile, del commento del presidente della Salernitana Iervolino, lucidissimo nel fotografare il clima dell'assemblea di ieri (presenti tutti e 20 i club della serie A) e la necessità di sviluppi futuri. Ha dettato Iervolino: «L'acquisto di Sky mi sembra una bufala. Piuttosto ho colto un clima molto rissoso con profonda frattura tra grandi e piccoli club, così si decide poco. Se non siamo capaci, affidiamoci a qualcuno che sappia creare ricchezza, personalmente sono favorevole all'ingresso dei fondi», concetto quest'ultimo allontanto dal dg della Juve Scanavino («operazione da valutare»).

Scartata allora l'idea dell'acquisto di Sky, nata - secondo alcune ricostruzioni - sull'asse De Siervo-Lotito a conferma dell'attivismo dell'ad in aperto contrasto col presidente Casini (candidato dal presidente della Lazio che ora si sarebbe staccato), accantonato il tema dimissioni (è stata imposta la tregua armata tra i due litiganti) e rinviato ad altra data (fine marzo) l'argomento decisivo dell'apertura ai fondi di investimento, vecchio cavallo di battaglia dell'ex presidente Paolo Dal Pino, l'unica decisione concreta varata ieri é stata quella della nuova formula della Supercoppa d'Italia. Niente di inedito. Hanno copiato pari pari quella adottata dalla Spagna nel mese di gennaio a Ryad. Grande sponsor e padrone di casa l'Arabia Saudita che sta tentando la scalata nel calcio sull'esempio del Qatar. Si partirà dall'edizione di gennaio 2024, tra un anno, prevede la partecipazione di 4 squadre (le due finaliste di coppa Italia e le prime due classificate in serie A) con semifinali e finale più un'amichevole disputata da una delle due semifinaliste sconfitte, il tutto per un totale di 23 milioni. Garantita la prima edizione, da verificare la possibilità delle successive perché dal 2024 andrà in vigore la nuova formula - allargata - della Champions league e quindi è possibile che non ci siano le date utili per disputare questo mini torneo in Arabia.

Il nuovo format prevede un durata complessiva di sei anni: due in trasferta più due in Italia prima di completare il tour nelle ultime due edizioni. Di attraente, per ora, c'è solo la cifra da incassare con criteri di distribuzione da verificare con previsione di altre tensioni e divisioni.

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