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L'Australia revoca di nuovo il visto: Djokovic rischia di essere bandito per tre anni

La decisione del ministro dell’Immigrazione Hawke è avvenuta "per motivi di salute, nell’interesse pubblico". Per ora l'espulsione è sospesa in attesa della decisione finale

L'Australia revoca di nuovo il visto: Djokovic rischia di essere bandito per tre anni

Importanti novità, nell'ennesima giornata ricca di colpi scena, ribaltano nuovamente le posizioni nella querelle tra Novak Djokovic e il Governo australiano.

Alle prese con i primi allenamenti dopo lo stop forzato al Park Hotel di Melbourne, il campione serbo vede nuovamente allontarsi la partecipazione all'Australian Open, nonostante dopo il sorteggio del tabellone di ieri, il suo nome sia ancora lì, scolpito come testa di serie numero uno.

Le novità arrivano nel tardo pomeriggio australiano, le prime ore del mattino in Italia, quando per la seconda volta il Governo annulla il visto del tennista di Belgrado. Secondo il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke, la decisione è stata presa "per motivi di salute e ordine pubblico, in quanto era nell’interesse della popolazione farlo".

La decisione

Ecco la dichiarazione del ministro Hawke:"Oggi ho esercitato il mio potere ai sensi dell’articolo 133C della legge sull’immigrazione per annullare il visto detenuto dal sig. Novak Djokovic per motivi di salute e ordine pubblico, sulla base del fatto che ciò fosse nell’interesse pubblico. Questa decisione ha seguito le ordinanze del Federal Circuit e del tribunale del 10 gennaio 2022, superando così una precedente decisione di annullamento per motivi di equità procedurale. Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli Affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è fermamente impegnato a proteggere i confini dell’Australia, in particolare in relazione alla pandemia di Covid-19. Ringrazio gli ufficiali del Dipartimento degli affari interni e dell’Australian Border Force che lavorano ogni giorno per servire gli interessi dell’Australia in ambienti operativi sempre più difficili".

Sospesa la revoca del visto

La decisione avrebbe comportato l'espulsione del tennista dall'Australia entro poche ore, per una durata fino a tre anni. A qeul punto il numero uno al mondo ha immediatamente presentato appello tramite i suoi legali e in un’udienza convocata d’urgenza dal giudice Anthony Kelly, lo stesso che aveva cancellato il primo annullamento del visto, il caso è stato rinviato alla Corte Federale: domenica la sentenza finale.

Nell'udienza lampo il giudice Kelly ha accolto la richiesta del team legale di Djokovic per la sospensione dell’espulsione in attesa che venga esaminato il ricorso. Una scelta condivisa dal legale che rappresenta il governo, Stephen Lloyd, che ha confermato che Djokovic"non sarà espulso finché il tribunale non prenderà una decisione definitiva". Nessuna misura detentiva sarà inoltre applicata al giocatore fino al colloquio, previsto per domani alle ore 8 (le 18 italiane), con i funzionari dell’immigrazione.

Netta la posizione dei legali del tennista, che hanno definito"palesemente irrazionale" il comportamento del ministro Hawke."Ogni minuto che abbiamo, prima che il torneo inizi, è prezioso", le parole dell’avvocato di Djokovic, Nick Wood che assicura: "Intendiamo depositare la memoria definitiva entro mezzogiorno di sabato. Il governo australiano può rispondere entro mezzanotte, così domenica può essere fissata l’udienza".

Inoltre l'avvocato Nick Wood ha spiegato che evocare "il pericolo di favorire sentimenti No vax" qualora il campione serbo resti nel Paese è "in netto contrasto" con le motivazioni addotte dall’ufficio immigrazione che aveva parlato solo del rischio di contagio visto che il tennista non è vaccinato. Secondo il legale lo stesso ministro ha riconosciuto che"Djokovic ha rispettato la legge, pone solo un rischio trascurabile per gli altri e ha motivazioni mediche per non essere vaccinato ed è una persona di alta statura morale".

Tuttavia secondo l'esperta di diritto pubblico australiano Janina Boughey ci sono poche possibilità che un appello di Djokovic possa essere accolto, a causa degli ampi poteri del ministro. A cambiare l'esito potrebbero essere solo: un errore procedurale, una mancata conformità ai termini della legge o una decisione priva di fondamento.

Intanto è già partita la corsa contro il tempo, l'inizio del torneo scatta lunedì 17 gennaio e a questo punto la presenza in campo di Djokovic sembra sempre più difficile.

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