No, non è il solito Milan di qualche settimana prima. È bene scriverlo e ripeterlo. Il sabato nerissimo di La Spezia è soltanto il primo episodio seguito dal secondo, ieri sera a Belgrado, dove si fa addirittura raggiungere dalla Stella Rossa ridotta in dieci qualche minuto prima. Il 2 a 2 finale non è un grosso problema per la qualificazione da arpionare il prossimo giovedì a San Siro e per lo spessore del rivale che tradisce nell'occasione clamorosi limiti, fisici oltre che tecnici. Ma di sicuro è la spia di un periodo in cui persino l'altro Milan, quello di Mandzukic e Rebic, di Meitè e Krunic, di Castillejo, tradisce quelle pause nel ritmo e le disattenzioni nella fase difensiva che non depongono a favore del prossimo appuntamento, il derby di domenica pomeriggio.
Due volte davanti, due volte raggiunto: se riprende la strada maestra del gol (il primo su buffo autogol di Pankov, il secondo su rigore puntuale di Theo Hernandez), si colgono inquietanti conferme nella fase difensiva del Milan, una volta corredata da perfomances di grande pregio. A eccezione di Theo Hernandez che quando sprinta diventa imprendibile. Il primo pari della Stella Rossa è su rigore (braccio largo di Romagnoli in area), il secondo su calcio d'angolo a recupero appena iniziato con Pavkov che salta anticipando Meitè e conquistando un pari che da quelle parti sa proprio di successo. Le cattive notizie, da Belgrado, non si fermano solo alla rimonta subita nel finale.
Perché ad esempio il tentativo di restituire a Bennacer, l'architetto del centrocampo di Pioli scoperto in grave ritardo nel viaggio di sabato scorso, si conclude con una ricaduta muscolare dell'algerino che dopo mezz'ora si vede costretto ad alzare la mano e ritirarsi negli spogliatoi per un insulto alla coscia destra. «Questo è il fatto molto negativo» commenta amareggiato Pioli, consapevole delle geometrie che gli mancheranno da qui in avanti. Mancherà domenica e anche a Roma probabilmente. In compenso l'arrivo di Sandro Tonali può consolare tutto il Milan in vista del derby perché si fa trovare attrezzato. «Non è mancata la voglia, è mancata la qualità per chiudere la sfida col 3 a 1» è il giudizio di Pioli al quale si arriccia il naso se si mette in discussione la concentrazione dei suoi.
È vero: a Belgrado gioca un altro Milan, con almeno 6-7 non titolarissimi e di qualche esponente (tipo Mandzukic) si possono apprezzare il ritmo partita e il sacrificio dimostrato nelle rare giocate palla a terra dai suoi.Evidente però la morale da questo viaggio in Serbia: per il derby di domenica serve il Milan più autentico. E non sappiamo ancora se la presenza di Ibra e Calhanoglu può contribuire alla missione.
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