Un occhio al mercato (Armero e Calaiò sono in arrivo a Castelvolturno, per un nuovo difensore si attenderà il prossimo grado del processo sportivo) e l'altro al campo, dove stasera arriverà la Roma. Il test migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) per il Napoli «convalescente» che ha salutato il 2012. La squadra di Mazzarri vuole riconquistare il San Paolo: nelle ultime sei partite tra campionato e Coppe, solo una vittoria con il Pescara. La Roma dal canto suo ha perso a Fuorigrotta solo una volta nelle ultime cinque gare, ma arriva a Napoli dopo la settimana negli States e con qualche calciatore non al top (vedi Osvaldo e Totti, reduci dall'influenza anche se recuperati).
Nella sfida che, al giro di boa del campionato, dovrà dire molto sulle ambizioni di Napoli e Roma, i riflettori saranno però puntati sui due cannonieri. Il «Matador» Cavani, con 43 gol nell'anno solare appena concluso, è entrato nella top five dei migliori marcatori d'Europa insieme ai vari Messi, Cristiano Ronaldo, Falcao e Mario Gomez. All'uruguagio (59 conclusioni in porta e 13 gol in 15 presenze nella prima parte del campionato come recitano le cifre statistiche della Lega di A, una media realizzativa incredibile che arriva a un gol a partita se si considerano anche le Coppe) si chiede la cura per ripartire verso la vetta agognata dall'ambizioso ambiente partenopeo. Cavani non ha mai nascosto il suo obiettivo ambizioso, arrivare a segnare quanto Diego Maradona. Ma il primo traguardo, legato alla sua carriera in Italia e quindi anche all'esperienza di Palermo, potrebbe arrivare molto presto: il 100° gol in A, gliene mancano solo quattro. Stasera avrà al suo fianco Pandev, ricomponendo il duo dei titolarissimi messo in discussione dall'esplosione del baby Insigne. Già, il pupillo di Zeman che ha sorpreso in positivo la piazza partenopea.
«El Coco» Lamela, già a quota dieci in questa stagione e maturato con Zeman nel gioco in verticale, ha avuto una partenza sprint lasciando alle spalle molte perplessità evidenziate nel primo anno con Luis Enrique. Colpa dell'età (appena 21 anni il prossimo 4 marzo) e di un mancato ambientamento nel nostro torneo. All'argentino si chiede una conferma della bontà dell'investimento più alto (circa 25 milioni) della proprietà americana, arma in più per avvicinarsi all'Europa che conta, obiettivo dichiarato dal patron Pallotta.
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