Ceferin mette il "naso" nel var. È un messaggio alla fifa

Ceferin mette  il "naso" nel var. È un messaggio alla fifa

S e ne è accorto anche Ceferin. Che non è un arbitro o ex della stessa categoria. È un avvocato e presidente dell'Uefa. Ha parlato con il Daily Mirror e ha sconfessato il Var: «È un casino (in inglese mess), il fallo di mano è arbitrario, metà degli allenatori presenti a Nyon, gente come Klopp, Guardiola, Allegri, Ancelotti, dinanzi alle immagini si sono divisi nel verdetto, chi ha detto di sì, chi di no. E poi il fuorigioco, chi ha il naso più lungo è sempre in off side, non si può condannare un calciatore per uno o due centimetri, sarebbe opportuna una tolleranza di dieci-venti centimetri come minimo. E ancora, gli arbitri inglesi ascoltano l'opinione del collega del Var e decidono immediatamente, in Italia ci vuole mezzora e così i calciatori sono frustrati, non possono festeggiare. Infine, i guardalinee non alzano più la bandierina, aspettano la comunicazione via auricolare». Perfetto. In ritardo, ma giustissimo, lo sfogo di Ceferin ma non è indirizzato al Var semmai a chi ne ha deciso l'introduzione, con un protocollo che è contrario allo spirito del gioco ma rientra nella filosofia e nella mentalità degli arbitri. Dunque, alle corte, Ceferin spedisce il messaggio alla Fifa, alla coppia Busacca-Collina, a seguire Rosetti che guida gli arbitri Uefa e agli altri sodali di questi, nei Paesi guida della riforma, l'Italia in testa. Dovrei domandare al presidente dell'Uefa perché abbia supinamente accettato, nella Champions league, la video assistenza, lasciandola, invece, fuori dall'Europa league. Si potrebbe dedurre che i criteri di tale sollecitudine rientrino nella propaganda politica e mediatica dei capi Fifa, i quali hanno preso in mano il giocattolo, inventandosi norme e regole che intossicano e uccidono il senso di questo sport. La casta mormora e si difende, leggo tweet patetici di affermazione surreale e tema da bar, reazioni di chi vive un football, questo surreale, ritenendosi depositari della verità e della legge esclusiva.

Indietro non si torna, è chiaro, ma avanti non si procede con queste premesse, le basse percentuali di errori in caso di Var, se questi sono decisivi ai fini del risultato, sono più gravi di cento errori senza il Var. Il dibattito è già concluso. Segnalo una frase di Bill Shankly, leggendario allenatore scozzese del Liverpool: «Il problema degli arbitri è che conoscono le regole. Ma non il gioco». E non c'era ancora il Var.

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