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C'era una volta lo Special One. E lo United eclissa Mourinho

Tre anni fa mandato via dal Chelsea, ieri dai Red Devils Solskajer il traghettatore, Zidane favorito per il futuro

C'era una volta lo Special One. E lo United eclissa Mourinho

Come una sorpresa prevista, persino inevitabile. Perché quello tra José Mourinho e il Manchester United è apparso fin da subito un matrimonio d'interesse più che d'amore. Lo United aveva bisogno di un tecnico di esperienza internazionale per gestire la pesante eredità di Sir Alex Ferguson, che aveva già schiacciato prima Moyes, quindi van Gaal. Mou, reduce dal secondo licenziamento del Chelsea, nell'estate 2016 cercava il rilancio. Ma in due anni e mezzo le distanze e le incomprensioni hanno prevalso sulla reciproca convenienza. Con un impatto catastrofico sui risultati della squadra, a livello domestico i peggiori degli ultimi 28 anni. E ieri il club gli ha dato il benservito, guardandosi bene, però, dal pronunciare la parola licenziamento per evitare ulteriori guai legali. Il contratto blindato del portoghese ha scadenza 2020, e l'esonero costerà ai Red Devils una cifra oltre i 20 milioni di euro. Una maxi-liquidazione per voltare pagina e riportare un minimo di serenità nell'ambiente. Perché in due anni e mezzo, il portoghese ha avuto modo di entrare in rotta di collisione con tutte le componenti dello United, dai giocatori ai dirigenti, dagli ex campioni ai tifosi.

A Manchester Mou ha sempre vissuto come un ospite non gradito, non è un caso che abitasse nella suite di un albergo, con la famiglia rimasta a Londra. Ha vissuto, e vinto poco, a Manchester, una Coppa di Lega e una Europa League. In compenso ha collezionato un'infinita di scontri dialettici, accuse e incomprensioni con tutto l'ambiente. Non si è mai sentito amato, come gli era capitato altrove, e probabilmente neppure compreso. A cominciare dalla società, spesso accusata di non assecondare le sue richieste. Eppure sotto la sua gestione lo United ha speso 450 milioni di euro per 11 giocatori. Un gigantesco esempio dell'assoluta mancanza di sintonia. Estesa ai rapporti, spesso burrascosi, con alcune stelle.

Una su tutte, Paul Pogba, che pochi minuti dopo l'esonero ieri ha postato sul profilo Instagram un suo primo piano con ghigno, invitando i suoi followers ad inserire la didascalia. Scontato il sollievo di chi ultimamente era confinato in panchina. Un'uscita quanto mai intempestiva, e subito cancellata. Ma indicativa delle tensioni che hanno attraversato lo spogliatoio. Che non condivideva non solo i modi, spesso bruschi e sbrigativi, di Mou, ma neppure il suo calcio, ritenuto troppo speculativo e difensivo. A maggior ragione all'Old Trafford, abituato all'impetuosità dei suoi eroi. Molto spesso, campioni in erba usciti dal settore giovanile, come non è capitato con Mourinho, refrattario a dare fiducia ai più giovani.

La squadra è stata affidata temporaneamente a Carrick, ma sta prendendo quota la candidatura di Solskjaer, undici anni da giocatore dei Red Devils, come traghettatore. Il prossimo maggio si ripartirà da un nuovo nome, che dovrebbe uscire da una ristretta cerchia di candidati. Da Pochettino a Simeone, fino a Conte e Zidane, il favorito dei bookmakers.

Mentre per Mou prosegue la maledizione della terza stagione, fatale già al Real e al Chelsea.

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